Napoli-Juventus, la sfida infinita alla resa dei conti

Napoli-Juventus, la sfida infinita alla resa dei conti
di Romolo Buffoni
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Lunedì 15 Giugno 2020, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 22 Giugno, 16:32

Sarri se lo ritroverà di fronte, con in valigia i 122 gol che lo hanno fatto diventare il bomber all-time del Napoli meglio di Hamsik e addirittura di Maradona. Mertens sfiderà il suo vecchio maestro che lo convinse a giocare da centravanti, nella finale di coppa Italia di mercoledì 17 giugno. Il belga insegue il bis del trionfo datato 2014 (3-1 alla Fiorentina, suo il terzo gol) e per ironia della sorte lo farà a sette anni esatti dalla “profezia” di Eziolino Capuano, tecnico dell’Avellino molto popolare in Campania, che in tv disse: «Questo Mertens non farà più di otto partite da titolare».
MILLE INTRECCI
Capita a tutti di sbagliare. Ha sbagliato anche Cristiano Ronaldo venerdì, calciando sul palo il rigore contro il Milan. E Juventus-Napoli (anzi, Napoli-Juve come da sorteggio) nell’Olimpico “pieno” dei 300 ammessi dal protocollo anti-Covid, sarà soprattutto la sfida di CR7 contro DM14, sotto gli occhi di Sarri - che sfida il suo passato più scintillante - e di Gattuso che due anni dopo proverà a prendersi la rivincita sui bianconeri. Nel 2018, infatti, Allegri travolse il Milan di Ringhio sotto un pesante 4-0. Ma anche la Juve insegue una vendetta: otto anni fa all’alba dell’era Conte perse il trofeo contro il Napoli di Mazzarri (2-0, Cavani su rigore e Hamsik). Sono tante le storie che si intrecciano e rendono interessante la finalissima di mercoledì, che assegnerà il primo trofeo post-Covid. Facile prevedere un nuovo record di ascolti televisivi, dopo gli 8 milioni e trecentomila di Juve-Milan (34% di share) e i 7 milioni e 119 mila (col 32,3% di share) di Napoli-Inter. Due serate di gloria per Rai 1 e Rai Sport dopo tre mesi di vacche magre. Il piatto più gustoso siederà in panchina, dove Maurizio Sarri per alzare il suo primo trofeo italiano dovrà passare sul “cadavere” della squadra del suo destino. Il tecnico toscano, napoletano di nascita, si troverà per la terza volta in stagione di fronte ai giocatori con i quali aveva costruito una squadra micidiale, unica capace di insidiare veramente lo scudetto negli otto anni di dominio juventino. Tricolore che Sarri toccò con mano con la vittoria allo Stadium firmata Koulibaly, che sotto il Vesuvio scatenò i fuochi di artificio. Era il 22 aprile 2018, ma sembra trascorsa un’eternità. Di quel Napoli, che poi gettò via tutto con lo 0-3 di Firenze, Mertens fu il trascinatore con 18 gol in 38 partite, cifra inferiore ai 28 centri dell’anno precedente ma che accreditarono il belga fra i cecchini Doc d’Europa. Nei precedenti in campionato, Sarri quasi un anno fa (il 31 agosto, seconda giornata di questa disgraziata stagione) beffò il Napoli di Ancelotti col 4-3 stampato dall’incredibile autogol di Koulibaly, chiamato evidentemente alla cassa per saldare il debito con la sorte. Lo scorso 26 gennaio, invece, Insigne riuscì a far pagare dazio al suo vecchio maestro segnando il gol del 2-1 del San Paolo.
SCENARI DIVERSI
A Roma ci arriverà una Juve alla quale critici e tifosi rimproverano di non essere ancora “quella di Sarri”. Di non mostrare, cioè, quel gioco fitto di passaggi e automatismi che erano diventati il suo marchio di fabbrica in azzurro. Sarri vorrebbe convincere Ronaldo a giocare da centravanti e chissà se gli porterà da esempio proprio Dries “Ciro” Mertens. Facile a dirsi, ma il portoghese non è il belga che cercava il suo gancio in mezzo al cielo. Anche se Cristiano ha dimostrato di mettersi a disposizione del gruppo e magari uno stimolo sarà il voler vincere un trofeo, la coppa Italia, che completerebbe il suo impressionante palmrées nel quale figurano tutti i titoli nazionali di Inghilterra e Spagna. Nel suo Portogallo vinse solo la Supercoppa con lo Sporting, ma solo perché Sir Alex Ferguson se lo portò subito allo United. Sarri si troverà davanti un Napoli ormai lontano parente del suo, normalizzato prima da Ancelotti e ora da Gattuso. Riguardare il gol di Mertens elimina-Inter per credere: lancio lungo del portiere Ospina (squalificato, niente finale) per Insigne e assist vincente per il belga. Schema che nel Napoli sarrista non avrebbe trovato spazio nemmeno nella partitella in famiglia.

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