Matri, il gol, la Coppa Italia e la rivincita del cavaliere silenzioso

Matri, il gol, la Coppa Italia e la rivincita del cavaliere silenzioso
di Luca Pasquaretta
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Giovedì 21 Maggio 2015, 00:26 - Ultimo aggiornamento: 00:27
La strana storia di Alessandro Matri. La rivincita della classe operaia, di chi non si lamenta, di chi sta in panchina, entra e poi fa la differenza. La Juve lo aveva sacrificato sull’altare del bilancio, cedendolo al Milan, dove aveva ritrovato Allegri, il suo maestro, punito nella notte del gol/non gol di Muntari a San Siro. Il conte Max lo aveva voluto fortemente dopo l’esperienza fortunata di Cagliari (6 gol il primo anno, 13 il secondo), ma in rossonero non aveva ingranato (1 gol inutile al Parma), peregrinando poi fra Firenze (è stato ceduto 2 giorni dopo l’esonero di Allegri, il 15 gennaio 2014) e Genova dopo aveva ripreso a fare quello che gli riesce meglio: segnare. Alla Juve era arrivato mezzo rotto dal Grifone a gennaio scorso (via Milan in prestito secco con l’ingaggio totalmente pagato dai rossoneri), ha giocato la prima partita in bianconero il 18 marzo (12 minuti in Champions a Dortmund) e due mesi dopo è diventato l'eroe della notte dell'Olimpico: è entrato al 39' del secondo tempo al posto di Llorente e ha segnato la rete che ha spezzato il sogno della Lazio, regalando il «double» alla Signora. Non un dettaglio. A giugno tornerà al mittente, a Milanello. Per restarci? Non è detto. Intanto Matri se la gode: «Siamo stati bravi a crederci, abbiamo portato a casa la decima coppa. E poi c’è la gioia personale per il gol. La caratteristica di questa squadra è che tutti sono pronti. E' il premio di un lavoro durato un anno e più. E meritato. Ora manca un'ultima partita, abbiamo gli stimoli giusti, andiamo a Berlino a cercare di coronare un sogno».
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