Diawara, la Roma fa ricorso: retroscena sulle dimissioni del segretario Longo

Diawara, la Roma fa ricorso: retroscena sulle dimissioni del segretario Longo
di Stefano Carina
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Mercoledì 23 Settembre 2020, 07:35 - Ultimo aggiornamento: 10:33

Nessuna sorpresa. Ieri il giudice sportivo della serie A, Mastrandrea, ha inflitto lo 0-3 a tavolino alla Roma per aver schierato nella partita di esordio del campionato contro il Verona, il centrocampista Diawara, non incluso nella lista dei 25 giocatori della rosa: «Considerato che la società Roma - si legge nella nota - ha impiegato un calciatore non iscritto nella ‘Lista dei 25’ comunicata a mezzo Pec in data 14 settembre 2020 alle ore 12.14, nonostante fosse divenuto un ‘over 22’, in violazione dunque del divieto di utilizzo (...) il giudice delibera di sanzionare la Roma con la punizione sportiva della perdita della gara per 0-3». In virtù di questa decisione, la squadra di Fonseca perde il punto conquistato sul campo mentre il Verona diventa primo in classifica.

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IL RETROSCENA
Come spesso capita, nella città del pollice verso, è subito iniziata la caccia all’untore, al colpevole da sacrificare al pubblico ludibrio. E a farne le spese è stato il segretario Pantaleo Longo. La cosa singolare è che il 14 settembre, giorno della (prima) consegna delle liste (che saranno modificabili sino al 5 ottobre), il dirigente era impegnato nella definizione del passaggio di Under al Leicester. E a Verona non era presente. Tradotto: non è stato lui ad occuparsene. La svista di carattere amministrativo di chi al suo posto ha redatto l’elenco, tra l’altro non è stata l’unica. Oltre a Diawara infatti nella lista originaria degli U22 che è stata consegnata, figurava anche Cengiz che ha invece compiuto 23 anni lo scorso 14 luglio. L’impressione è che siccome nella passata stagione - con il campionato che si è protratto sino a fine luglio - i due facevano parte dell’elenco U22, sia stato eseguito un semplice copia e incolla non accorgendosi dello scatto anagrafico (anche perché l’unico volto nuovo da aggiungere nel frattempo è stato Pedro). Così quando sabato scorso, il giorno della gara, è arrivato l’alert da parte della Lega (2 in totale) all’atto dell’invio della distinta da parte del team manager giallorosso, non riuscendo in via Rosellini a capacitarsi di quanto stava accadendo, è stato chiesto alla Roma se ci fosse un’anomalia nella numerazione dei calciatori. Cosa che non c’era. Il resto è storia recente. Lunedì è esploso il caso e siccome da tempo Longo ha ricevuto un paio di proposte come direttore generale da altrettanti club di serie A, è stato semplice trovare il capro espiatorio. La dimostrazione che all’interno della società conoscano come sono andate realmente le cose è che ieri il dirigente - al quale si può rimproverare al massimo un omesso controllo di un atto che tuttavia è considerato una mera formalità a questi livelli - era regolarmente al suo posto. E lo sarà, nonostante le dimissioni rassegnate, finché non otterrà il nulla-osta per liberarsi (atteso a breve) e iniziare la nuova esperienza lavorativa. Non sarà l’unico a lasciare: pronti ai saluti anche il dg Baldissoni e il responsabile commerciale Calvo.
LA DIFESA
Intanto la Roma è pronta al ricorso che si prospetta a dir poco in salita. I margini per ribaltare la sentenza sono minimi. A Trigoria faranno leva sul fatto che l’errore non ha portato vantaggi al club. Trattatasi di una fattispecie assolutamente nuova, dove non c’è giurisprudenza pregressa. Si proverà dunque a puntare sulla differenza tra dolo e colpa, sulla buona fede del club (che aveva 4 slot liberi da utilizzare), concentrandosi sull’errore grossolano ma senza secondi fini.

Ulteriore problema, però, sta nel fatto che in questa fattispecie regolamentare non esiste una gradazione della pena. Se quindi la Corte partirà dal presupposto che l’omissione non è giustificabile, cadranno tutte le possibilità difensive.

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