Roma, arriva la Juve: Fonseca e i giallorossi sono ancora nel vicolo Dzeko

Foto Mancini
di Alessandro Angeloni
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Mercoledì 23 Settembre 2020, 07:30
 Domenica c’è la squadra alla quale ha segnato il suo primo gol indossando la maglia giallorossa; domenica c’è la squadra che poteva (o doveva) essere sua. Domenica si ricomincia, dopo l’incomprensibile panchina al Bentegodi, è il sesto campionato in giallorosso: c’è Roma-Juventus. Per Edin Dzeko è il terzo reset: il primo, da Garcia a Spalletti, quando stava per lasciare Roma come un bidone. Poi quello della scorsa estate, quando era l’Inter ad aspettarlo e forse a pretenderlo. Ora riparte dalla Roma, con la Juve ancora un pochino nella testa. E’ la seconda giornata, come quella del suo primo gol (e la prima, anche all’epoca, era Verona-Roma, 1-1), e in panchina nella Juve c’era Allegri, che molti qui sognano possa diventare l’allenatore della Roma, e magari lo auspica anche il bosniaco stesso, che con Fonseca, diciamo, ha un rapporto mezzo e mezzo. Da ricucire per bene, insomma. Ma non c’è solo Allegri alla finestra, nell’elenco si conta anche Sarri, che sempre un segno bianconero ha appresso. E’ la seconda giornata, come quel Roma-Juve che sconfinò con le dimissioni di Spalletti, anno 2009. C’è un mondo intorno a questo Roma-Juventus, c’è la prima dei Firfriedkinedkin, alle prese con un mercato di stenti e il caso (figuraccia) Diawara. Che non è proprio il massimo. C’è il grande esame di Fonseca, che la Juve l’ha battuta pochi mesi fa, quando già aveva lo scudetto sul petto. Paulo è al centro dell’attenzione, tra colpe e dolori. Tra responsabilità e guaio fuori dalle sue grazie. Il solito refrain. Ma qualcosa di più, forse, poteva fare. E la Juve è l’occasione. Sarà lui a dover rimotivare Dzeko, che lo scorso anno ha schierato anche da infortunato e a Verona ha lasciato in panchina con molta leggerezza, preservandolo non si sa da cosa. Insomma, le premesse non sono ottime: la società va ristrutturata, la nuova proprietà ha cominciato a lavorare da poco. Non c’è un ds, il plenipotenzirio è Guido Fienga, che fa un po’ tutto.

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DOVE ERAVAMO RIMASTI
Dzeko adesso ha un unico scopo: rimettersi sulla strada giusta, quella del gol. Dei sorrisi, dell’orgoglio di giocare nella Roma, squadra con cui ha costruito un rapporto lungo, una città nella quale sta facendo crescere la famiglia, dove specie la moglie, Amra, è felice di stare. Lo è anche lui, come la signora, anche se a un certo punto, la speranza di giocare in una squadra vincente lo aveva rapito. Non è facile ricominciare, ma deve riuscirci. E magari, ricominciare da dove aveva cominciato: dalla Juve. Da quel giorno, 31 agosto 2015, da quella corsa sotto la Sud, sono passati cinque anni abbondanti e 106 reti complessive (78 in A), è a venti da Pruzzo, mentre Totti è irraggiungibile con le sue 307 reti. 
CAPITANI
A proposito di Totti, l’ex capitano, come noto, è in procinto di rientrare. In attesa che i Friedkin gli offrano questo benedetto caffè, Francesco ha presentato il film sulla sua vita (interpretato da Pietro Castellitto) “Speravo de morì prima”. Totti gioca con il suo futuro, nella Roma. «Farò delle cose carine. Ormai lo sanno tutti…». E’ stato protagonista della finale di Supercoppa vinta contro la Lazio con la maglia del suo Totti Sporting Club: «Con la Lazio è sempre un derby, ma è diverso, si tratta di due categorie abbastanza diverse, per me è piacevole incontrare ragazzi così giovani, mi gratifica», questo ai microfoni del Tg3. «Giocherò fino a quando ci sarà voglia, testa e fisico. Quando c’è questa alchimia si può fare tutto, Mio figlio Cristian? Gli insegnerò i valori e i principi dello sport».
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