Candreva con la Croazia torna al passato:
Antonio, la sfida si chiama centrocampo

Candreva con la Croazia torna al passato: Antonio, la sfida si chiama centrocampo
di Alessandro Angeloni
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Sabato 15 Novembre 2014, 20:24 - Ultimo aggiornamento: 16 Novembre, 23:08
dal nostro inviato

MILANO Il campo è un pantano, piove e dirotto. Pioverà anche domani, se pur - almeno sembra - con minore intensità. La partita di Milano (con la Croazia) è a rischio, figuriamoci quella di martedì a Genova (con l'Albania). L'Italia ha dovuto saltare anche la rifinitura a San Siro; basta, ma forse non avanza, l'allenamento svolto in mattinata a Coverciano, dove il tempo era leggermente più clemente. Un pezzo di lavoro in più sarebbe servito a Conte e soprattutto a chi, come Candreva, domani dovrà sobbarcarsi un lavoro per lui ormai oscuro, quello della mezzala.



Domani, tempo permettendo, Conte lo schiererà nei tre (esclusi gli esterni) di centrocampo, insieme con De Rossi, centrale, e Marchisio mezzala sinistra. E' la sua ventiseiesima partita con la maglia azzurra ed è ancora alla caccia del primo gol. Chissà se il nuovo-vecchio ruolo non gli porti fortuna.



Si profila il classico ritorno al passato per Antonio, proprio nel momento in cui il presente gli si era illuminato d'immenso. Candreva passa da ala a interno della mediana. Un ruolo che conosceva nella prima parte della carriera, che ormai sembra un'altra vita così lontana. Un po' mezz'ala, un po' trequartista, qualche anno fa, ora fulmine di fascia, da quando ha conosciuto la Lazio e se ne è innamorato ogni giorno sempre di più.



Ad Antonio, domani sera, il compito di inventare per le vie centrali, come faceva una volta, ad inizio della sua avventura calcistica. Poi, quella carriera si era interrotta, per abbrutimento, per involuzione, Candreva si era arrotolato su se stesso ed è sparito, vittima di quel talento che era diventato invisibile e forse di quel ruolo in cui non si trovava più.



La Lazio, prima Reja poi Petkovic, glielo hanno ricostruito addosso, snaturandolo, pensando a lui come esterno e non più centrocampista centrale, sfruttando sì le doti tecniche, che si riscontrano nei gol (dodici lo scorso anno, miglior "centrocampista" marcatore della storia della Lazio) e negli assist (sette fin ora, ai livelli dei top europei) che produce da qualche anno a questa parte, ma soprattutto la corsa lunga, la capacità di essere imprendibile.



Conte ha preso atto e ha cercato di sfruttarlo subito da ala. Ma il 3-5-2, c'è poco da fare, lo penalizza e questo il ct lo ha capito, facendo giocare lì un terzino di ruolo. Candreva non ha doti da difendente e, fare tutta la fascia, è un qualcosa troppo più grande di lui. Più facile che riesca in quel ruolo un terzino, appunto, che non un attaccante: a Malta ci ha provato a fare l'esterno ma le cose non sono andate benissimo. Ed ecco che Candreva è pronto a ricominciare, almeno in azzurro, la terza fase della sua carriera: il ritorno al passato, che si porta dietro il pessimo odore del fallimento.



Domani sera dovrà trasformarsi un po' in Vidal, chiave del gioco della Juve di Conte: cioè forza fisica, qualità, tiro, capacità fare gol e assist. Il ct questo vuole, sa che Antonio può darglielo, anche se non da subito, ma pian piano. Pioli guarderà e studierà, pure per il suo 4-3-3 della Lazio può tornare utile come alternativa a centrocampo. Domani sera la prova del nove: sta al laziale evitare di far dire che si è trovato nel posto giusto, San Siro se pur impantanato, nel ruolo sbagliato, quello di mezzala. Il salto verso il passato non deve diventare un salto nel buio.