Nodo diritti tv, il governo vuole cambiarli

Nodo diritti tv, il governo vuole cambiarli
di Emiliano Bernardini
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Lunedì 9 Marzo 2020, 09:30 - Ultimo aggiornamento: 11:00
IL RETROSCENA
ROMA «Metterò mano alla Legge Melandri. È un tema che va aggiornato. Presenterò un disegno di legge che la modifichi» dice il ministro dello sport Vincenzo Spadafora in diretta Rai alla fine dell’ennesima giornata di confusione per il mondo del calcio in cui si sono generate tensioni e ulteriori litigi. Quello che l’emergenza coronavirus ha rimarcato ulteriormente è che, al di là di alcuni aspetti della legge Melandri, non sembra che si possa prescindere da un intervento del governo con un provvedimento di urgenza che consenta modifiche in questi casi. A dire il vero il governo, prima ancora del braccio di ferro degli ultimi giorni, stava già pensando a qualche intervento, specie in tema di mutualità. L’ipotesi paventata è quella della fine della vendita centralizzata e il ritorno ai diritti soggettivi.
BOTTA E RISPOSTA CONTINUO
Le norme che attualmente regolano i diritti televisivi sono proprio all’origine dello scontro tra il governo e la lega di serie A. Il ministro Spadafora nei giorni scorsi aveva provato in tutti i modi a trovare una soluzione con la Lega di serie A, Sky, Dazn, Rai e Mediaset per mandare in chiaro le partite a porte chiuse. Il primo tentativo risale a giovedì scorso con una lettera in cui sottolineava che aprire a tutti sarebbe stato «un bellissimo segnale verso tutti gli italiani, ma anche un modo per limitare i disagi associati alle misure di contenimento». La risposta che ottiene è un secco no dalla Lega di A che vuole evitare tutta una serie di contenziosi che inevitabilmente si creerebbero tra cui quelli legati alla violazione delle norme Antitrust. Anche da Sky frenano proprio perché le norme non consentono una tale apertura. Tanto che già nei giorni scorsi da Rogoredo avevano dato disponibilità a trasmettere su Tv 8 la gara Juve-Inter senza però trovare una quadra proprio per i vincoli della legge Melandri. Sabato il nuovo capitolo. Dopo ore e ore di telefonate il ministro scrive una nuova lettera al numero uno di Lega, Dal Pino in cui paventava possibilità di un accordo per le gare in chiaro. La Lega Pro apre alle gare in chiaro. Niente da fare per la serie A. Sabato sera Sky ha fatto sentire la sua voce: «Ci spiace constatare che le dichiarazioni del signor ministro dello sport non corrispondono alla verità dei fatti. Le norme e leggi attuali non sono superabili». Concetto ribadito subito prima del fischio d’inizio di Juve-Inter. Immediata la contro risposta del Ministro: «In questo momento di crisi sanitaria c’è chi prova a fare i conti con la realtà e chi purtroppo si limita a fare i conti». A questo segue il decreto arrivato nella tarda notte di ieri in cui c’è una deroga contenuta nel punto d) che consente lo svolgimento delle competizioni a porte chiuse. Una postilla inserita nonostante lo stesso ministro Spadafora avesse provato a vietare anche quelle. Poi l’allarme a pochi minuti dall’inizio di Parma-Spal anche sulla spinta dei calciatori: «La Figc valuti subito lo stop». I vari presidenti che improvvisano un consiglio di Lega al telefono si ribellano. Alla fine si è giocato, a porte chiuse con dirette su Sky e Dazn.
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