Se Gara4, con il tonfo Warriors, aveva lasciato pensare che i Rockets potessero riaprire la serie, alla Oracle Arena è arrivato forte e chiaro il messaggio della squadra di Kerr: 104-90 e Houston che torna mestamente a casa mentre Curry & co. festeggiano in mezzo al campo. “Vogliamo chiudere subito” avevano tuonato in coro i Warriors dopo la debacle in Texas e chiusura è stata. Nel match decisivo, Golden State si è goduta il solito Curry, 26 punti, ma ha ritrovato anche il miglior Klay Thompson delle Finals, 20 punti e un ruolo da secondo violino interpretato alla grande, e una prestazione sontuosa di Harrison Barnes, 24 punti e 7 rimbalzi.
Decisivo, però, per i padroni di casa è stato anche il passaggio a vuoto di James Harden, lontano parente di quello che in Gara4 segnava 45 punti mandando in tilt gli schemi difensivi di Golden State. Il Barba stecca il match senza appello: 14 punti, 2/11 dal campo, 0/3 dall’arco e, soprattutto, 13 palle perse. I Warriors, messi tutti insieme, ne hanno perse solo due in più. I Rockets comunque hanno imboccato un percorso importante, rigenerando giocatori come Dwight Howard (18 punti e 16 rimbalzi e una percentuale ai liberi finalmente incoraggiante, 8/13). Con qualche innesto mirato, anche il prossimo anno potranno essere lì a duellare per il titolo. Sempre che Harden sia quello di Gara4.
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