Ciclismo, Cassani: «Io ct dell'Italia?
Stento a crederci» di Gabriele De Bari

Ciclismo, Cassani: «Io ct dell'Italia? Stento a crederci» di Gabriele De Bari
di Gabriele De Bari
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Martedì 31 Dicembre 2013, 12:14 - Ultimo aggiornamento: 12:59
Davide Cassani si gode, a Londra, gli ultimi giorni di vacanza-studio, per apprendere l’inglese, prima di cominciare la nuova avventura da commissario tecnico della nazionale di ciclismo. Una vita dedicata alla bicicletta per il faentino che domani compirà 52 anni: 27 vittorie nei 15 anni da professionista, con 2 tappe al Giro. Dieci volte ha vestito la maglia azzurra ai Mondiali (settimo nel 1988). Poi il ruolo di opinionista Rai.

È pronto per salire sull’ammiraglia?

«Ho sentito il presidente Federale Renato Di Rocco, tra qualche giorno avremo un incontro per definire la situazione. Ad ogni modo, c’è già un’intesa di massima».

Sorpreso dalla scelta?

«Diciamo che sono soprattutto orgoglioso che il presidente abbia pensato di affidare a me il dopo Bettini. Amo la Nazionale, ma è successo tutto così all’improvviso che devo ancora rendermene conto».

Le piace tornare al ciclismo attivo?

«Confesso che, oltre a essere interessato, sono anche entusiasta. In questi anni non ho mai smesso di pedalare: sia per presentare le tappe del Giro d’Italia, che per tenermi in allenamento. Quando hai trascorso una vita in sella, diventa difficile scendere completamente dalla bicicletta».

Il suo lavoro di commentantore cosa le ha dato in più?

«Mi ha fatto conoscere meglio il mondo del ciclismo, studiare le caratteristiche degli atleti, anche di quelli che saranno prossimi avversari degli italiani. Ho potuto arricchire il mio bagaglio di esperienze a livello internazionale».

Si sente l’uomo giusto per rilanciare il ciclismo?

«Le parole contano poco, ogni ct deve ottenere i risultati. Posso comunque dire che ho voglia di rimettermi in gioco con questa sfida che cambierà anche la mia vita».

Per diventare ct dovrà rescindere il suo contratto.

«La settimana prossima parlerò anche con i dirigenti di Rai Sport per verificare come risolvere la questione. La Rai mi ha dato molto e non vorrei creare problemi».

Qual è stato il suo rapporto con la maglia azzurra?

«Bello, lungo e indimenticabile. Ho partecipato a dieci edizioni dei campionati del mondo, per il mio senso tattico ero il regista della squadra di Alfredo Martini».

Quindi possiede le qualità necessarie per gestire una squadra che, almeno per un giorno, deve restare unita e compatta?

«Penso di averlo dimostrato nei rapporti. Ma, quando diventi ct, le responsabilità, oltre che aumentare, sono anche di natura diversa».

Che periodo vive il ciclismo italiano?

«Siamo competitivi nelle corse a tappe, non soltanto con Vincenzo Nibali, mentre abbiamo qualche difficoltà nelle corse in linea perché, da anni, non vinciamo una classica-monumento».

Cosa promette il movimento?

«I giovani interessanti non mancano, il ricambio è assicurato, l’Italia sarà sempre una nazione importante in questo sport».

Però le squadre Pro Tour sono soltanto due.

«È la causa del momento economico delicato. Nibali e Scarponi, infatti, corrono per una mega formazione kazaka, che punta a vincere i grandi Giri».

Ci sono tanti professionisti disoccupati.

«Un problema legato alla mancanza delle formazioni. Qualche altro troverà sistemazione all’estero, ma la situazione non è semplice».

Qual è stata la prima sensazione dopo aver appreso la notizia dal presidente?

«Un’emozione forte, perché la maglia azzurra fa sempre battere forte il cuore: sia in sella, che in ammiraglia».

Quindi è pronto?

«Non vedo l’ora...».
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