Behrame, eritreo, 23 anni, è il primo
corridore di colore al Giro d'Italia
di Gabriele De Bari

Behrame, eritreo, 23 anni, è il primo corridore di colore al Giro d'Italia di Gabriele De Bari
di Gabriele De Bari
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Mercoledì 29 Gennaio 2014, 00:58 - Ultimo aggiornamento: 14:21
Il ciclismo professionistico allarga i suoi orizzonti sul continente nero, diventando uno sport sempre pi multietnico e globalizzato. I riflessi si vedranno anche al prossimo Giro d’Italia, che prenderà il via da Belfast, e che presenterà alla partenza il primo corridore di colore. Natnael Berhame, 23 anni compiuti il 5 gennaio, nato ad Asmara in Eritrea. Passato professionista lo scorso anno corre per la formazione francese dell’Europcar, capitanata da Thomas Vockler, invitata alla corsa rosa.



IL PROFILO

Berhame, protagonista e plurivittorioso nelle corse africane tra i dilettanti, ha deciso di compiere il grande salto ed è stato inserito in uno dei team di grido del panorama europeo. Questo ragazzo, molto bravo sullo scatto, si è messo in luce vincendo una tappa al Giro di Turchia del 2013, un successo che fece scalpore nel mondo ciclistico: sia perché rappresentava una novità assoluta, sia perché erano in pochi a credere nelle sue potenzialità tra i grandi del pedale. In una delle corse che hanno aperto la stagione, molto anticipata rispetto al passato perché il circo delle due ruote ha scoperto i Paesi caldi, Berhame si è imposto nel Giro del Gabon, corse a tappe internazionale, conclusosi nella capitale Libreville. Non è stata una competizione di basso profilo, come potrebbe sembrare, in quanto vi hanno preso parte diversi campioni proprio per anticipare la preparazione. Infatti al secondo posto della generale si è piazzato lo spagnolo Luis Leon Sanchez, campione olimpico a Pechino 2008. Lo scorso ottobre ha partecipato al Giro di Lombardia, la sua prima classica monumento, ritirandosi.



MOVIMENTO GLOBALIZZATO

Natnael Berhame, dopo essere stato il primo corridore africano di colore ad aver vinto una corsa a tappe internazionale, sarà anche il primo nero a correre il Giro d’Italia e, molto probabilmente, dal momento che la sua squadra è francese, potrebbe partecipare al Tour. Un esempio in grado di far crescere la passione dei giovani africani per le due ruote, perché la corsa rosa, sempre più internazionalizzata, ormai è seguita in tutti i continenti. Una volta la lingua del ciclismo era il francese (in parte lo è ancora), perché le nazioni protagoniste erano poche: Italia, Belgio, Francia, Spagna, Svizzera, Olanda. Nazioni che monopolizzavano i successi nelle corse più importanti: sia quelle a tappe, che le classiche. Poi sono arrivati ottimi corridori svedesi, danesi, tedeschi. Alla fine degli anni Ottanta è stata l’ora dei russi e dei Paesi dell’Est, alcuni dei quali molto forti e vincenti.



LA NUOVA LINGUA

La grande svolta si è avuta con l’arrivo degli americani e, successivamente, dei grandi protagonisti australiani che hanno portato nel ciclismo la lingua inglese, costringendo gli organizzatori a mettersi al passo con i tempi. I continenti, americano e australiano, hanno garantito al movimento un salto di qualità mondiale, tanto che il ciclismo è diventato uno sport con centinaia di milioni di telespettatori. L’ultima impronta è arrivata con i campioni d’oltre Manica: Cavendish, Wiggins, Froome. L’inglese ha così soppiantato il francese in mezzo al gruppo. Prima lo parlavamo in pochi, adesso lo parlano tutti. Il Giro d’Italia, dopo aver ospitato un corridore giapponese, si appresta al battesimo del primo professionista di colore che farà cadere la frontiera africana. In attesa che cada anche quella cinese, il Paese dove ci sono più biciclette, che organizza corse di livello internazionale, dove manca ancora il campione che possa trainare il movimento e chiudere il cerchio della globalizzazione.



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