Biennale Danza a Venezia, la coreografa punk Oona Doherty: «Ballerini operai per sfidare le convenzioni»

Lo spettacolo Navy Blue di Oona Doherty inaugura il 13 luglio la Biennale Danza di Venezia, che fino al 29, con la direzione del britannico Wayne McGregor, porta la chimica del movimento (Altered States è il titolo), sfidando le ortodossie tradizionali

Lo spettacolo Navy Blue di Oona Doherty che il 13 luglio inaugura Biennale Danza
di Simona Antonucci
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 12 Luglio 2023, 19:38

Le luci si accendono in fabbrica. Vestiti con tute da lavoro, i danzatori eseguono tutti gli stessi movimenti, come in una catena di montaggio. «Lavoro duro, sforzo, oppressione, appartengono anche al nostro mondo», spiega Oona Doherty, classe 1986, coreografa irlandese originaria di Belfast, solo due anni fa Leone d’argento e oggi al centro dell’interesse di tanti festival (il 22 e il 23 settembre sarà anche alle Fonderie Limone per TorinoDanza che coproduce l’evento), teatri e istituzioni d’Europa.

 

Wayne McGregor

Con il suo ultimo spettacolo Navy Blue inaugura il 13 luglio la Biennale Danza di Venezia, che fino al 29, con la direzione del britannico Wayne McGregor, porta la chimica del movimento (Altered States è il titolo), sfidando le ortodossie tradizionali.

A tagliare il nastro, è lei, Oona, «che riesce a raggiungere e a parlare a quanti di solito non vanno a teatro», spiega McGregor. È una delle artiste più anticonvenzionali della scena internazionale (venne cacciata dalla scuola londinese per una certa propensione ai party), che dichiara di voler riportare nel corpo della danza «sesso e spirito punk» e che ha dedicato alla sua terra “Hard to Be Soft”, (il miglior spettacolo, nel 2019, secondo The Guardian), un’ode alla forza e alla vulnerabilità della gente di Belfast, interpretata da una «Sugar Army» di ragazze adolescenti in bomber e in un commovente duetto per due uomini dal ventre traballante.

Rachmaninoff

E ora sbarca a Venezia con i suoi operai e i suoi i passi, montati sulle struggenti note del concerto per piano n. 2 in C minore di Rachmaninoff: «Note di speranza e terrore, dolore e gioia», dice Doherty. Suggestioni che virano verso le tendenze coreografiche attuali, sostenute dalla sua voice over, per un'analisi sulle disuguaglianze sociali, sui ruoli di classe e di genere. «La danza, probabilmente non ha abbastanza forza per far arrivare le denunce nel mondo, ma può essere un onesto momento riflessione sui nostri giorni».

Luna Cenere

Insieme con Doherty, protagonista dell’apertura anche Andrea Peña, colombiana di stanza a Montréal, vincitrice del bando internazionale per una nuova coreografia, Bogotá, insieme alla compagnia multidisciplinare Andrea Peña & Artists. Al loro fianco, Luna Cenere, classe 1987, che ha sviluppato un’idea del corpo come paesaggio, elemento di complesse composizioni architettoniche nello spazio, vincitrice del secondo bando per una nuova coreografia destinata ad artisti italiani con il progetto Vanishing Place.

Simone Forti, Leone d’oro alla carriera

Mentre a Simone Forti, Leone d’oro alla carriera del Festival, «artista – dice McGregor - che ha continuamente riformulato il dialogo tra le arti visive e la danza contemporanea», sarà dedicata la mostra retrospettiva che a partire dagli anni ‘60 abbraccia tutta la sua arte, disegni, ologrammi, video, fotografie, quaderni, poesie, performance.

Carlos Acosta

Intanto i riflettori (al Teatro alle Tese all’Arsenale anche il 14 luglio), sono tutti per lei, la coregrafa che ha è stata insignita del Leone per il suo approccio creativo poco ortodosso, il lavoro degno di nota con non danzatori e l’impegno con le comunità locali. «Sono felice di tornare a Venezia», racconta, «Mia figlia è anche italiana e presentare qui i miei spettacoli è sempre un’esperienza speciale», racconta, «spero che da grande sarà fiera di me». Il programma continua con, per la prima volta in Italia, la compagnia cubana del super divo del balletto internazionale Carlos Acosta, l’omonima Acosta Danza, che sotto il titolo Ajiaco, impagina coreografie di Sidi-Larbi Cherkaoui, Javier De Frutos, Michaela Taylor, Alexis Fernandez.

Hip Hop

Prima volta in Italia anche per Botis Seva e la sua giovanissima compagnia Far from the Norm, campione di una danza che affonda le radici nella cultura hip hop. Altra novità per l’Italia, la coreografa australiana Lucy Guerin. Saranno inoltre a Venezia, il coreografo franco-algerino Rachid Ouramdane, figura prominente della danza francese, oggi alla testa di uno dei più importanti teatri, il Théâtre de Chaillot di Parigi. Michael Keegan-Dolan, pluripremiato regista e coreografo irlandese, autore di lavori eccentrici che mettono in cortocircuito danza, musica e teatro. E Andrea Salustri, artista romano di formazione berlinese le cui creazioni si sviluppano al confine tra circo contemporaneo, arti visive e coreografia. E ancora, la compagnia di Pechino destinataria del Leone d’argento, Tao Dance Theater di Tao Ye e Duan Ni, che “hanno creato un genere di danza unica e in evoluzione che cattura con la sua forza ipnotica e minimalista”

© RIPRODUZIONE RISERVATA