Ballerini operai, coreografie per polistirolo, passi a due con pendoli: record di spettatori a Venezia per Biennale Danza che chiude con il trionfo dei cinesi di Tao Dance

7 prime mondiali, 3 europee e 9 italiane alla Biennale Danza di Venezia che si è chiusa con un incremento di spettatori, rispetto allo scorso anno, del 26 per cento. Dai danzatori operai di Oona Doherty alla coreografia per polistirolo del romano Salustri, fino ai cinesi Leoni d'Argento di Tao Dance

I Leoni d'Argento Tao Dance Theatre
di Simona Antonucci
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Domenica 30 Luglio 2023, 18:45

«La danza ha inizio quando le parole non bastano più. Qualsiasi forma d’arte racconta l’umanità, la vita e la natura. Ma è nel corpo che si nasconde il legame più profondo con questi elementi. L’essenza dei nostri spettacoli è proprio nel corpo dei ballerini. Non abbiamo bisogno di altro per esprimerci. E questo ci ha sempre concesso un enorme libertà». Tao Ye e Duan Ni, la coppia di coreografi e ballerini (innamoratissimi l’uno dell’altra) che nel 2008 ha dato vita alla compagnia cinese Tao Dance Theatre, presentano i paesaggi emotivi con cui hanno celebrato il loro debutto alla Biennale Danza di Venezia e il riconoscimento del Leone d’Argento per l’edizione 2023: rassegna di 89 eventi che si è appena conclusa dopo due settimane di spettacoli (7 prime mondiali, 3 europee e 9 italiane) con il record di 11.800 spettatori e un incremento del 26 per cento rispetto allo scorso anno. 

I DANZATORI OPERAI E LA COREOGRAFIA PER POLISTIROLO

Un universo di stupore quello andato in scena in questo 17esimo festival, guidato dal coreografo britannico Wayne McGregor che nel suo terzo anno di direzione artistica ha scelto di indagare la chimica del movimento (“Altered States” è il titolo), sfidando le ortodossie tradizionali. A cominciare dai danzatori “operai” di Oona Doherty, (classe 1986, coreografa irlandese originaria di Belfast) che nello spettacolo inaugurale “Navy Blue” hanno trasformato il palco in una catena di montaggio. E poi l’estetica minimalista della travolgente compagnia cinese Tao Dance Teathre. Ma anche la “Coerografia per diverse forme di polistirolo e un essere umano” del romano Andrea Salustri che esplorando con leggerezza e fantasia le possibilità della materia ha raccontato passioni, paure, distruzione e rinascita del nostro quotidiano. Hanno danzato i pendoli dell’australiana Lucy Guerin (decine di campane appese al soffitto, simbolo di soffocante ordine e inquietante minaccia) e le composizioni architettoniche della napoletana Luna Cenere, (classe 1987, vincitrice del secondo bando per una nuova coreografia destinata ad artisti italiani con il progetto “Vanishing Place”) che ha sviluppato un’idea del corpo nudo come paesaggio.

IL PRESIDENTE CICUTTO

«McGregor», ha spiegato il presidente della Biennale di Venezia Roberto Cicutto, «ha una vena di ricercatore instancabile che coinvolge in una chimica comune spettatori e artisti annullando la distanza tra platea e palcoscenico. Uno spirito di ricerca incarnato al massimo livello dal Leone d’oro alla carriera attribuito qualche giorno fa a Simone Forti la cui ricchezza e varietà creativa sono celebrate da una mostra, in corso in questi giorni, realizzata in collaborazione con il Museo d’arte contemporanea di Los Angeles, e dal lavoro fatto da Sarah Swenson che ha riallestito le sue Dance Constructions con i giovani partecipanti alla Biennale College.

Tradizione e innovazione interpretata dai Leoni d’argento della Tao Dance che con la loro fiducia nel potere del movimento e nella capacità comunicativa del corpo hanno dimostrato come anche le emozioni e i sentimenti siano prodotti dalla nostra chimica interiore».

Circular Movement System

Senza effetti speciali, accompagnati da mirate suggestioni sonore, i danzatori cinesi con abiti (sofisticate ed elaborate tuniche a strati, disegnate da Duan Ni) che moltiplicano la magia dei loro gesti, fluiscono sul palco assumendo ogni forma, quasi fossero fatti di acqua: slanci, contrazioni ed estensioni, dentro cerchi immaginari (si chiama Circular Movement System il loro metodo innovativo), senza interrompersi mai, in perfetto equilibrio tra libertà espressiva e tecnica rigorosa. Una magia ipnotica che ha incantato il pubblico del teatro Malibran, completamente sold out nei due giorni conclusivi della rassegna.

YAMAMOTO

«Noi procediamo sottraendo immagini, narrazione e a volte anche la musica», aggiunge Tao Ye che da bambino imitava le posizioni dello yoga in tv e si è affacciato alla danza contemporanea durante il servizio militare, «il nostro non è uno stile, ma un modo di affrontare noi stessi». Nel 2008, insieme con Duan Ni e Wang Hao, Tao fonda a Pechino la compagnia, «per dare forma alle nostre ricerche, con artisti che condividessero l’esplorazione della danza da una prospettiva più pura. Negli ultimi 15 anni, abbiamo collaborato con 43 ballerini. Abbiamo creato e praticato insieme 13 opere, i cui titoli sono semplicemente una serie numerica che identifica il numero di ballerini che partecipano alla performance. Una strada difficile, che ci ha permesso, però, di ottenere uno spazio illimitato, un’indipendenza da ogni categoria, ma soprattutto di riportare il movimento dentro il corpo. E se conosci il tuo corpo, conosci il mondo».

 La rockstar Cui Jian

Grazie a un atto d’amore che ha intrecciato i percorsi artistici e sentimentali di due dei tre fondatori, Tao Ye e Duan Ni, in un Paese che 15 anni fa si affacciava al dialogo artistico con l’Occidente, hanno creato un genere unico, frutto di un insieme di suggestioni derivanti dalla danza tradizionale del loro Paese, dalla fusione di 56 diverse etnie e dallo studio del metodo classico acquisito in anni di esperienza e contaminazioni. Una “bomba” di fantasia, con le radici in un’estetica minimalista e austera che ha contaminato il mondo (sono stati ospiti di 30 festival e i loro workshop sono preziosissimi), della danza, dell’arte (i loro video sono presenti in molti festival) ma anche del cinema (tra tutti il corto girato da Christopher Doyle per la rockstar Cui Jian con un solo di Tao Ye), del design, della moda (Duan Ni ha collaborato per il popolare e innovativo brand Mo&Co e la compagnia ha firmato una performance per la sfilata di Yamamoto).

I LEONI

E che ha ricevuto il riconoscimento più ambito dalla collettività internazionale: sedici i danzatori che, entusiasti, si sono passati di mano in mano il Leone d’argento consegnato da Wayne McGregor nella cerimonia che si è svolta nella Sala delle Colonne di Ca’ Giustinian, sede della Biennale. «Soltanto scoprendo la danza contemporanea che ho capito fino a dove poteva spingersi la libertà di espressione», continua Tao Ye, «e osservando il corpo di Duan Ni, che è liquido, ho trovato la mia via. Io sono un buco nero senza fondo, ma lei è il sole eterno. E la amo», ha ripetuto durante la consegna del premio, condividendo davanti alla stampa di tutto il mondo l’essenza più profonda della chimica che unisce la coppia alla compagnia «perché quello che riusciamo a fare insieme è forse la forma di amore più alta e profonda».

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