Biennale di Venezia/Leone d'Oro per la Danza a Simone Forti: debuttò nel 1961 a New York con una performance nel loft di Yoko Ono

Leone d'oro alla carriera alla coreografa e artista Simone Forti, italo americana, 87 anni; alla compagnia TAO Dance Theater, fondata nel 2008 a Pechino, il Leone d'argento. I premi verranno consegnati durante il festival dal 13 al 23 luglio

Simone Forti, 87 anni, Leone d'oro alla carriera per la danza
di Simona Antonucci
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Mercoledì 8 Febbraio 2023, 21:17

E mentre il Museum of Contemporary Art di Los Angeles la omaggia con una retrospettiva, la Biennale di Venezia la celebra con un Leone d’Oro alla Carriera. È Simone Forti, artista italo-americana (nata a Firenze 87 anni fa) figura fondamentale della postmodern dance americana e della performance che ha rinnovato costantemente investendo tutte le arti: disegni, film, video, fotografia, installazioni e scritti.

TAO Dance Theater

Alla compagnia TAO Dance Theater, fondata nel 2008 a Pechino e in breve tempo contesa dai maggiori festival e teatri, è stato attribuito il Leone d’argento. La TAO è la prima compagnia di danza contemporanea cinese invitata al Lincoln Center Art Festival di New York, all’Edinburgh International Art Festival, alla Sydney Opera House, al Théâtre de la Ville di Parigi e all’American Dance Festival, dove è stata anche in residenza. A Londra è stata sei volte, invitata dal Sadlers’ Wells, che le ha commissionato cinque lavori. I Leoni sono stati approvati dal consiglio di amministrazione della Biennale di Venezia accogliendo la proposta di Wayne McGregor, direttore del settore Danza, e verranno consegnati nel corso del 17esimo Festival Internazionale di Danza Contemporanea che si svolgerà a Venezia dal 13 al 29 luglio 2023.

Wayne McGregor

«Simone Forti ha dato vita a un corpus di opere sorprendente per varietà e unico per capacità visionaria», ha spiegato Wayne McGregor nella motivazione del premio. «Innovatrice su vasta scala e specialista dell’improvvisazione nella danza, l’arte di Simone Forti ha spesso unito elementi quali il movimento, il suono e gli oggetti in nuove e sorprendenti articolazioni ibride».

John Cage

Simone Forti arriva a Los Angeles, nel 1938, fuggendo dall’Italia e dalle leggi razziali. Frequenta i “Dancers’ Workshop” di Anna Halprin e sperimenta un metodo di lavoro incentrato sull’improvvisazione e libero dai codici della modern dance. Nel 1959 si trasferisce a New York e studia con Robert Dunn che la introduce al lavoro di John Cage nello studio di Merce Cunningham. Il debutto come coreografa nel 1960 con due danze in forma di happening - See-Saw e Rollers - e organizza nel 1961 nel loft di Yoko Ono la serata Five Dance Constructions and Some Other Things, performance che uniscono per la prima volta movimento e oggetti, usando azioni quotidiane come correre, arrampicarsi, stare in piedi aggrappati alle corde. 

Allo zoo di Roma

Dal 1968 al 1970 è a Roma, invitata a presentare le sue Dance Constuctions nella Galleria L’Attico di Fabio Sargentini.

Sempre per la galleria di Sargentini realizza Sleepwalkers, nato dallo studio dei movimenti degli animali osservati allo zoo di Roma. «Autodefinitasi artista o movement artist, così da non costringersi nelle convenzioni e ortodossie dell’essere una coreografa, Simone Forti», continua Wayne McGregor, «si è sempre mossa liberamente e senza confini tra mondi creativi, intrecciando diverse discipline».

Artista totale, Simone Forti si è dedicata nel corso della sua carriera anche al disegno, alla produzione di film e video, alla fotografia e alla realizzazione d’installazioni, nonchè alla pratica della scrittura. I suoi lavori e le sue performance sono stati presentati nei maggiori musei del mondo. «Il rigore del suo pensiero e la semplicità di esecuzione, il suo spirito impertinente, la curiosità infinita», conclude McGregor, «tutto contribuisce a consolidare l’eredità di Simone Forti quale vero genio artistico, che sorprende l’immaginazione e motiva noi, il pubblico, a guardare al passato per andare oltre, verso il futuro. Un’eredità impareggiabile di cui essere grati».

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