La Biennale Danza fa ballare i sette vizi capitali. In programma anche realtà virtuale e spettacoli itineranti sulle zattere

L'Ira di Sasha Waltz
di Simona Antonucci
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Giovedì 21 Luglio 2022, 22:46

La danza si dà al “peccato” e i vizi capitali diventano uno spettacolo diabolico da Inferno Dantesco. Si tratta di uno degli appuntamenti più attesi della sedicesima edizione di Biennale Danza intitolata “Boundary-Less”, con la direzione del coreografo britannico Wayne McGregor, dal 22 al 31 luglio a Venezia: “The Seven Sins”, una sorta di “kolossal” ballerino. E per realizzarlo, il direttore artistico della compagnia tedesca Eric Gauthier ha chiamato a raccolta il gotha della coreografia mondiale chiedendo a ognuno di loro di trasformare ciascun peccato capitale in movimento.

 

Sidi Larbi Cherkaoui

Dell’Accidia si occupa la canadese Aszure Barton, il belga-marocchino Sidi Larbi Cherkaoui si è concentrato sull’Avarizia disseminando il palco di banconote, l’israeliana Sharon Eyal sull’Invidia, lo spagnolo Marcos Morau sulla Superbia («sinonimo di assenza del Dubbio», dice «ben diverso dall’orgoglio», che rappresenta con un quintetto di donne).

Ai due coreografi residenti della compagnia, il tedesco Marco Goecke e l’israeliano Hofesh Shechter il compito di rappresentare rispettivamente la bramosia dell’ingurgitare della Gola e l’incontrollata sensualità della Lussuria: «Un impulso naturale, più forte di noi», spiega Schechter che in un’atmosfera contemplativa, psichedelica, smonta i sensi di colpa.

Sasha Waltz

E sarà Sasha Waltz a far ballare l’Ira. «L’ira è una delle parole più antiche che esistono. In ogni cultura e in tutti i Paesi. È uno stato d’animo radicato dentro l’essere umano. Non esiste guerra senza ira: più che un peccato, l’ira è la miccia di un circolo vizioso ed è così che la metto in scena». La coreografa e regista tedesca, 59 anni, leader della compagnia “Sasha Waltz and Guests” e direttore artistico del Berlin State Ballet, ha costruito il suo percorso tra teatri e musei, affiancando installazioni (al Maxxi, nel 2009, il suo Dialoge 9 inaugurò il museo) a balletti, opere liriche a impegno sociale.

In C

Legata all’Italia, ospite storica di Romaeuropa dove è attesa a settembre con In C, torna ora alla Biennale di Venezia, (nel 2019 presentò Impromptus) partecipando a questo dialogo a sette voci sul peccato. «Ho scavato nell’essenza di questa emozione, l'Ira. Per arrivare alla radice di tutti i conflitti e le guerre». Coppie di uomini e di donne si intrecciano in movimenti che si ripetono «e usano le loro voci, urlano, seguono l’impulso della rabbia con dei vocalizzi. In uno scambio a due, senza far riferimento a relazioni di coppia, ma dando forma a un confronto rabbioso, l’uno contro l’altro». In scena danzatori provenienti da diversi contesti «l’interprete giapponese mi ha spiegato che nella sua lingua, la parola ira contiene anche un significato catartico. Ed è molto interessante perché tirando fuori la rabbia, guardandola, forse impari a spazzarla via».

Wayne McGregor

Lo spettacolo si inserisce in un percorso che quest’anno McGregor ha intitolato “Senza Confini”. «Il fare arte», spiega il direttore «non è forse, di per sé, l’atto attraverso il quale superiamo confini, limiti e barriere? Un modo per re-immaginare? Una nuova modalità di pensiero?». McGregor, i confini, li ha sbriciolati durante tutta la sua carriera. Al debutto venne definito il “cyber coreografo”. E lui rispose chiamando la sua compagnia Random, “a caso”, “accidentale”, termine amato dai cybernauti. Non a caso, e sempre con grande attenzione alla tecnologia ha costruito un percorso che lo ha portato alla corte del Royal Ballet, ma anche sul set di Harry Potter e dei video dei Radiohead, nel musical di Webber, Woman in White, al Centre Pompidou per installazioni site specific, alla Scala per regia di Dido and Aeneas di Purcell.

E ora, chiamato nel 2021 dal presidente Cicutto, firma la sua seconda edizione dove animazione, film digitali, danzatori virtuali, b-boying sono i momenti delle sue creazioni e delle sue proposte per i dieci giorni veneziani: oltre 100 artisti per 42 appuntamenti, tra spettacoli dal vivo, installazioni, performance, mostre fotografiche, film conversazioni, workshop e masterclass.

Saburo Teshigawara

Petroushka di Saburo Teshigawara, Leone d’oro alla carriera che inaugura il Festival al Teatro Malibran il 22 luglio, Carnacion di Rocío Molina, Leone d’argento, esponente di punta del nuovo flamenco, cultura Black, con Requiem: Fire in the Air of the Earth, di Kyle Abraham, frutto della collaborazione con una fuoriclasse della dance elettronica Jlin, la danza in V/R di Le bal de Paris, di Blanca Li, dove il pubblico con apparecchiatura hi-tech parteciperà a un viaggio e a un ballo tra reale e virtuale, Event, spettacolo itinerante su una zattera che ripensa il famoso Piazza San Marco Event” di Merce Cunningham realizzato 50 anni fa a Venezia, con i costumi disegnati per l’occasione da Matthieu Blazy per Bottega Veneta. E la parata di coreografi alle prese con il vizio.

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