Una bomba etere-diretta. Takagi & Ketra, il milanese Alessandro Merli, 45anni, ex Gemelli DiVersi, e Fabio Clemente, nato a Vasto nel 1986 e beatmaker dei Boomdabash, dal 2012 sono quelli che lanciano la hit e nascondo il viso: Nu Juorno buono, Oroscopo, L'esercito del selfie, Amore e capoeira, Vorrei ma non posto, Roma- Bangkok, Non ti dico no. Non li vedi ma sono ovunque, architetti di suoni a base di reggae, hip hop, ritmi latini declinati all'italiana, e anche un po' psicologi a trattare con chi ha più ego di loro.
Facile formare questo trio?
Ketra: «Pensavamo fosse impossibile, invece è successo in modo naturale. È un'esclusiva unire un cantautore storico che guarda avanti e altri due che stanno svecchiando il pop italiano». Takagi: «È un gol in rovesciata alla finale di Champions».
Cos'hanno i tre in comune?
T: «Un'attitudine free style, si buttano e ne escono sempre vincenti. Tommaso, se una cosa è folle, si lancia come un bambino fra le palline di Ikea. Calcutta è un fratello, passa in studio quando gli pare, senza avvisare»
E Jovanotti?

Avete riposizionato la figura del produttore, prima raramente citato.
T: «Non è più il signore panciuto dietro al bancone, ma il ragazzino che in cameretta sviluppa un sound e cambia la musica stagnante da decenni. È urbanizzazione del pop. L'accesso alla musica del mondo ha allargato le vedute di chi crea e ascolta».
L'ultimo Sanremo ne è lo specchio?
T: «Sì. Frenetik & Orang3 e Boss Doms con Rolls Royce di Achille Lauro, e Charlie Charles con Soldi di Mahmood, hanno scardinato i dogmi».
Tutti volevano fare i rapper, ora i producer. Basta un computer. Sminuisce chi ha studiato musica?
K: «È un fermento positivo. Siamo autodidatti, io non ho potuto studiare e mi sono ingegnato, ma rispettiamo i musicisti, infatti li chiamiamo a suonare nei brani».
C'è chi vi chiede: fateci una hit?
K: «Il telefono scotta, tipo call center del miracolo. Come se ci fosse una regola».
Non c'è?
K: «No. Il segreto è avere orari da ufficio. Dalle 9 alle 19 e oltre, siamo in studio a lavorare. Prima o poi l'idea arriva. Quando vai in palestra tutti i giorni, riesci ad alzare più pesi degli altri».
Non vi stufano i vostri tormentoni in radio?
T: «Per niente. Arrivano al primo colpo alla signora che stira davanti alla tv e ai bambini, che non hanno pregiudizi. Ai matrimoni la gente li balla fuori di testa. La risposta del pubblico ci fa volare».
Il più bel complimento?
K: «La Bertè che dice con quella voce rock: siete dei geni».
Come scegliete i featuring?
K: «Lavoriamo con chi stimiamo. Il lavoro sporco lo fa sempre la canzone. Se è distante da loro, il matrimonio è felice. La figata di fare un pezzo con noi è che gli artisti escono dalla comfort zone».
A chi avete detto di no?
K: «Non lo confesseremo mai».
Chi vi ha detto no?
T: «Mina ci ha bellamente rimbalzato. Era un sogno irrealizzabile e così lo ha lasciato».
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