I tormenti di Moravia: Bompiani raccoglie le lettere scritte tra il 1926 e il 1940

I tormenti di Moravia: Bompiani raccoglie le lettere scritte tra il 1926 e il 1940
di Alberto Moravia
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Sabato 21 Novembre 2015, 09:48 - Ultimo aggiornamento: 16 Novembre, 11:07
Pubblichiamo un brano da “Se questa è la giovinezza vorrei che passasse presto”, volume edito da Bompiani e curato da Alessandra Grandelis che raccoglie le lettere tra il 1926 e il 1940.



Roma, 5 giugno 1929

Caro Morra

Ho passato un mese molto insipido, lavorando molto e vivendo poco - e intanto ho riflettuto: come ti avevo detto, mi pare, già una volta avevo deciso, che, appena sarebbe uscito il romanzo avrei riflettuto sul da farsi per la vita futura - ora il romanzo è qui, sulla mia tavola, è giunto il momento (...) Dunque finora ho vissuto nel disordine più curioso, credevo nella vita e sono addirittura venuto alla conclusione che non esiste, credevo di aver fatto il più grande sforzo con questi “Indifferenti” e mi sono accorto di aver fatto soltanto un primo passo, e alquanto grossolano e maldestro - questi “Indifferenti” hanno forse qualche cosa di buono, ma in complesso sono frutto d’incoscienza - ora per fare veramente qualche cosa di perfetto e di grande bisognerà prima di tutto che io raggiunga una tal quale serenità e poi che lavori enormemente così in me stesso che all’esterno - intanto scrivo male e bisognerà scriver bene - sono un ignorante e bisognerà che mi istruisca - della vita non capisco niente e bisognerà capire - ho l'impressione che tutto sia da ricominciare e soprattutto bisognerà che io sia qualcheduno, cioè qualche cosa di ben definito e solido e costruito, aperto a tutto ma io - in fondo non c’è ragione di non vincere la disperazione la delusione e questo senso di stanchezza dopo aver vinto tante altre cose - i più non sanno quel che vogliono, perché non sanno quello che sono: forse s’è perso quello straordinario senso della dignità umana che una volta si aveva: ad ogni modo bisognerà ritrovarlo perché è là che sta il vero arricchimento in una parola, la libertà, insomma il mare libero - e bisognerà metter da parte anche il desiderio di riuscire, di arrivare: uno guarda a poche buone cose e non ne crea che di cattive: vanità, puntigli, stupidità etc etc - mi sono convinto che in verità non c’è niente di pronto per noi nella vita e che bisogna costruirsi tutto: ma allora è meglio costruire con larghezza e ambizione e non credere che la strada sia chiusa ogni volta che c’è una voltata - e poi è mai possibile che a vent’anni non ci sia da aspettarsi più nulla, se non la ripetizione del già accaduto? Certo ci deve essere ancora un'immensa varietà di cose da vedere e da vivere e da conoscere, soltanto per una specie di presunzione che deriva dall'atmosfera in cui si è immersi si ha continuamente l'impressione di essere alla fine di tutto

(...)



Chamonix, 6 febbraio 1932

Caro Morra,

(...) Oggi sono stanchissimo e in questa gran luce delle montagne mi pare d’essere tornato ai tempi della mia convalescenza, quando appena uscito dal sanatorio incominciai a girare per i luoghi di montagna - cioè bianco pallido e senza molto fiato - e quel che è peggio è che lo stato d’animo non è molto disuguale - sempre il solito: quello della persona che non si diverte (direbbe Pascal) - soltanto allora, più debole, non l'avrei detto - Io spero che non sia che una questione di fisico - ad ogni modo, dato che sia così vorrei finire il romanzo ed avere abbastanza respiro per rifare molte cose - è un fatto che a vivere per l'essenziale o per quello che si pensa sia essenziale, c’è il caso di ridursi nei peggiori momenti sopra una crosticina di ghiaccio che può rompersi da un momento all'altro - l'immagine non è ben trovata ma sta a indicare il pochissimo che in certi momenti mi riduco a possedere -

Del resto sono tutte chiacchiere ma se è questa la giovinezza vorrei che passasse presto (...) -
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