“Su l'Europa”: l'inedito di Alberto Moravia su gioie e dolori dell'essere europei

Alberto Moravia
5 Minuti di Lettura
Giovedì 3 Aprile 2014, 13:20 - Ultimo aggiornamento: 11 Aprile, 10:57
“Su l’Europa”, il testo di Alberto Moravia pubblicato il 14 giugno 1945 su La citt libera, la rivista di Giorgio Granata.



Sono europeo. Allora hai guerreggiato con i tedeschi, sei stato liberale, comunista, fascista, di nuovo comunista, di nuovo liberale, hai applaudito nelle piazze uomini di stato inglesi, tedeschi, giapponesi, russi, americani, hai sfilato in camicia colorata, in divisa militare, in costume di partigiano, hai torturato e sei stato torturato, hai bruciato la casa del tuo vicino dopo la tua era stata bruciata, hai rubato, hai stuprato, hai assassinato, sei stato sempre sincero e hai sempre mentito.



Unità europea tiepidamente desiderata da pochi europei, combattuta dalle nazioni fuori d’Europa.



I personaggi della tragedia antica avevano tutti ragione. E qui stava la tragedia. Le nazioni europee hanno tutte ragione. E qui sta l’Europa.



Non c’erano in passato che due soli modi di unificare l’Europa: democraticamente come fu tentato con la Lega delle Nazioni; con lo sterminio e l’oppressione come è stato tentato dai tedeschi. Ma in futuro prevarrà probabilmente il terzo metodo misto di democrazia e di oppressione ad opera di qualche paese extra europeo. Quel paese dimostrerà di aver imparato la lezione del duplice fallimento della Lega e di Hitler.



L’Europa era molto varia. Le bombe che l’hanno distrutta erano tutte eguali.



Non ci può essere cooperazione che tra forze intatte e rispettose le une delle altre. Ma le nazioni d’Europa non sono intatte; e da molto tempo hanno cessato di rispettarsi a vicenda.



Se la cooperazione non è possibile, allora la disperazione? Nient’affatto, ma lasciate che le cose che debbono morire muoiano in pace.



Scena comica finale: tutte le maggiori nazioni d’Europa prostrate e distrutte. Ma da un angolo sperduto del continente un piccolo paese qualsiasi, non più largo della palma della mano, leva la voce e grida: la mia cultura, la mia flotta, il mio esercito, il mio avvenire, la mia bandiera, i miei interessi, il mio impero.



Almeno quattro generazioni di Europei hanno avuto per divisa il “cupio dissolvi”. Ne restano tracce sui campi di battaglia, nelle città distrutte, nei cimiteri e sopratutto, nei libri.



Il suicidio è stato alla moda in Europa dal principio di questo secolo fino ad oggi. E nessuno se n’è accorto.



L’Europa non si è corrotta classe per classe e anno per anno; ma famiglia per famiglia e dentro ogni famiglia uomo per uomo; e giorno per giorno e dentro ogni giorno ora per ora.



Immagina un momento l’Europa senza città, senza strade, senza opere umane, ridotta ad un plastico di montagne, di fiumi, di pianure. E ora dimmi dove sono le grandi nazioni piene d’orgoglio, gli eserciti, le glorie e le ricchezze. Sì, ma queste nazioni ci sono. Potrebbero anche non esserci.



L’Europa, dopo la prosperità ottocentesca, torna alla sua vera natura. Che è sempre stata di essere un continente di poveri e non di ricchi. L’Asia è ricca, la Russia sarà ricca ma l’Europa è e sarà povera. Intendo povertà non soltanto di spirito ma anche di beni.



Senza il nazionalismo l’Europa si sarebbe salvata. Ma senza le nazioni non sarebbe mai esistita.



Verrà un giorno che essere apolide sarà considerato una fortuna da tutti coloro che fanno parte di una nazione.



In Europa non c’è posto per le nazioni europee ma soltanto per gli europei.



La politica delle nazioni d’Europa tradotta in termini casalinghi si può definire un diverbio continuo di comari al mercato.



Ridiamo dei gravi discorsi campanilistici dei sindaci dei villaggi. Presto rideremo delle orazioni dei capi di governo delle nazioni d’Europa.



Prma del 1870 l’Europa era tedesca soltanto in piccola parte. Dopo il ’70 lo fu un po’ di più. Alla vigilia della prima grande guerra lo era in gran parte. Alla vigilia della seconda grande guerra lo era tutta. L’ascesa della Germania ha coinciso con la progressiva corruzione dell’Europa. La punizione della Germania è la punizione dell’Europa. La morte della Germania, la morte dell’Europa. Così il cancro divora l’uomo e muore con lui.



Non si dirà mai: sono europeo, come si dice sono americano, sono russo. Gli è che gli europei debbono essere al tempo stesso europei e francesi, spagnoli, italiani ecc. ecc. Mentre gli americani e i russi non debbono essere che americani e russi.



Vecchia Europa tedesca. Non è un caso che la Germania scateni le sue guerre di conquista poco dopo la rivoluzione francese che segna il crollo dell’antica nobiltà feudale. Essa ritenta le invasioni barbariche e fallisce il colpo.



Sono greco, francese, tedesco, italiano ecc. ecc., voglio diventare europeo. Ti sbagli, vuoi ridiventarlo; perché eri europeo e sei diventato francese, tedesco, italiano, greco ecc. ecc. Va bene, voglio ridiventarlo. Ti sbagli ancora, il tuo cammino ti porta dal più al meno. Eri europeo, sei diventato francese, tedesco, italiano, greco ecc. ecc.; sei francese, greco, tedesco, italiano ecc. ecc. diventerai unità umana, zoologica, elemento di massa, insomma: nulla.



Problemi d’Europa. Non si tratta più di vedere se la tale provincia andrà a questo o a quel paese, ma se quel milione di uomini morirà o non morirà di fame.In queste condizioni una pagnotta val più di una bandiera; e la storia di dieci secoli è barattata per una scatola di sardine.



La storia d’Europa negli ultimi cinquant’anni, ossia la storia degli effetti della storia in Europa.



Ci vogliono in Europa guerre e stragi immense per instaurare quelle riforme che altrove vengono decise senza discussioni come cose ovvie e naturali. In compenso però che varietà in Europa: dalla capanna del contadino balcanico o italiano al palazzo del lord inglese.



Impedite agli europei di farsi guerra, s’interromperà la storia d’Europa. Lasciate che gli europei si facciano guerra, finirà l’Europa. La guerra per gli europei è come la droga per certi malati: con essa e senza di essa ne muoiono.



La storia d’Europa testimoniata dai suoi monumenti. Prima dalla loro costruzione, poi dalla distruzione.



L’avvenire delle nazioni d’Europa è talmente incerto che gli europei ricominciano a sperare nel loro avvenire.



Ogni paese d’Europa conoscerà quell’alternarsi di rivoluzioni e di dittature che porterà l’Europa intera al dominio straniero. Bisogna considerare le rivoluzioni e le dittature d’Europa come degli esperimenti sempre più perfetti in vista della dittatura e della rivoluzione definitive di qualche paese fuori d’Europa.



C’è una cosa ancor più ridicola degli eserciti di certe piccole nazioni europee: la loro cultura.



In Europa non si crede a nulla fuorché al sangue. Nessuna causa vi è creduta se non è stata provata dal sangue. Purtroppo gli europei sono capaci di versare il loro sangue per qualsiasi causa e anche per nessuna. Donde la confusione, la noia, la retorica e lo strazio delle nazioni d’Europa. In realtà il sangue non prova nulla e molto sangue in Europa è stato versato invano.
© RIPRODUZIONE RISERVATA