Nicolas Maupas: «Amo il cinema perché racconta senza giudicare. Cosa farei se non potessi recitare? Mi butterei sulla ristorazione»

L'attore 23enne, diventato famoso con il ruolo di Filippo in "Mare Fuori", racconta il suo momento d'oro tra il set del kolossal Rai "Montecristo" e il film "La bella estate", nelle sale il 24 agosto

Nicolas Maupas: «Amo il cinema perché racconta senza giudicare. Cosa farei se non potessi recitare? Mi butterei sulla ristorazione»
di Gloria Satta
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Lunedì 21 Agosto 2023, 08:15 - Ultimo aggiornamento: 08:20

È diventato una star grazie al personaggio di Filippo "o Chiattillo" (figlio di papà), il giovane milanese ricco finito nel carcere minorile a causa della tragica morte di un amico, in Mare fuori, la serie-fenomeno di Rai2 che ha spopolato anche su Raiplay e Netflix, dunque in tutto il mondo. Ma la carriera di Nicolas Maupas, 23 anni, cresciuto in Lombardia, mamma italiana, papà francese, viene da lontano: prima di esplodere con Mare fuori, l'attore era già famoso grazie al film Sotto il sole di Amalfi e serie come Nudes e Un professore in cui faceva il figlio di Alessandro Gassmann (la seconda stagione andrà in onda su Rai1 dopo l'estate).

E ora non si ferma più.

Bellezza elegante e talento poliedrico formato da tanto studio, Maupas attualmente è sul set della serie Rai kolossal Montecristo nel ruolo del protagonista Edmond Dantès (ma, tenuto al massimo riserbo, non conferma), poi a ottobre si vedrà nella fiction di Rai2 Noi siamo leggenda su un gruppo di adolescenti dotati di superpoteri. Intanto, dal 24 agosto sarà al cinema: è uno dei protagonisti di La bella estate, il delicato film di Laura Luchetti tratto dall'omonimo romanzo di Cesare Pavese. In questa storia di trasformazione, scoperte e crescita, Nicolas interpreta Severino, il protettivo fratello operaio della protagonista Yle Yara Vianello, sbarcato con lei in città dalla campagna (nel cast c'è anche Deva Cassel, la figlia di Monica Bellucci).

E in un raro momento libero dal lavoro, l'attore che tutti vogliono racconta il suo momento d'oro.
Come gestisce la sua grande popolarità?

«Con molta gioia. Un po' di stress c'è, ma prevalgono gli aspetti positivi: viaggiare, incontrare le persone. E' una benedizione».

Secondo lei perché "Mare fuori" ha riscosso tanto successo nel mondo intero?
«Forse perché la serie parla un linguaggio comprensibile ai giovani, che si sono riconosciuti nei personaggi. Parla del carcere minorile, una realtà poco raccontata, attraverso una storia semplice che riguarda la vita vera».

Cosa le ha dato, al di là della visibilità?
«Ha aumentato il mio senso di responsabilità. Mi ha fatto capire che per fare un buon lavoro non basta imparare il copione, bisogna porsi le domande giuste: cosa faresti tu in quella situazione, tanto per fare un esempio. Un attore deve sempre indagare».

E che esperienza è stata girare "La bella estate"?
«Mi ha dato l'opportunità di lavorare in un ambiente speciale dove mi sono sentito un vero fratello per Yle Yara Vianello. Rispetto al romanzo di Pavese, la regista ha reso il mio personaggio molto meno rude e duro, bensì dotato di tratti delicati».

Teme che il grande successo in tv possa limitare la sua carriera nel cinema?
«Quello che ho imparato nelle serie, che rappresentano una bella palestra attoriale, mi aiuterà sicuramente a recitare per il grande schermo».

Perché ha fatto l'attore?
«Ho seguito il richiamo, il cinema è una vocazione. Mi è sempre piaciuto perché racconta storie e persone senza giudicarle».

E da Gassmann cosa ha imparato?
«Ha trasmesso a tutti una grande passione. Mi ha fatto capire che il nostro lavoro può dare la vita a un personaggio. Sul set ci parlava di filosofia, si è trasformato in un vero professore».

In cosa voi under 30 siete diversi dagli attori più anziani?
«Il nostro lavoro non si limita al set, c'è anche l'immagine pubblica da gestire».

Parla di Instagram, dove ha un milione di follower?
«Sì. Sui social è importante mantenere l'equilibrio tra la dimensione pubblica e il privato. E se hai tanto seguito, prima di pubblicare un post devi pensarci bene».

In cosa si sente francese?
«Forse nel fatto che parlo a bassa voce, ma mi piace considerarmi nella stessa misura italiano e francese».

Essere molto bello come lei può rappresentare un handicap nel lavoro, può creare dei limiti?
«Diciamo che per via della mia faccia giovane, pulita, ho sostenuto pochi provini per i ruoli da cattivo».

Le piacerebbe interpretarli?
«Più personaggi faccio e meglio è».

Quale è il suo prossimo obiettivo, il suo sogno?
«Vorrei un giorno fare la regia di un film on the road. Sarebbe una storia drammatica, però».

Se dovesse andar male, ce l'ha il piano B?
«No! Il cinema è la mia vita. A pensarci bene, siccome mi piace cucinare, potrei buttarmi nella ristorazione. Ma il problema per ora non si pone proprio. Per i prossimi 18 mesi ho l'agenda piena».

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