Ma ha anche reinventato in tutta libertà un universo chiuso e quasi autosufficiente che funziona come una potente metafora. Il casale sperduto in cui vive la famiglia protagonista, al riparo da qualsiasi modernità, è infatti molte cose insieme. È un fortino eretto contro il mondo e le sue minacce. Una piccola Città del Sole (e del miele). Un baluardo contro il cambiamento, ogni cambiamento. Destinato a essere messo alla prova dalla più grande di quelle quattro figlie, che crescono unite lavorando col padre alle loro arnie. Ma non sono così corazzate - per fortuna - contro le sirene del nuovo.
A Cannes per la seconda volta (nel 2011 era alla Quinzaine col suo notevolissimo esordio, Corpo celeste), Alice Rohrwacher è un nome su cui puntare. Ha dentro parecchi mondi da esplorare, un senso innato del racconto, e una capacità di scegliere e dirigere gli attori fuori dal comune. I personaggi delle Meraviglie si portano la loro storia scritta addosso, senza che nessuno abbia bisogno di spiegarcela. E anche per questo che i loro sogni, le loro paure, le loro speranze più segrete, diventano così facilmente le nostre.
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