Il premio per la migliore interpretazione femminile non l’ha vinto (è andato all’attrice trans Karla Sofía Gascón e alle altre protagoniste di Emilia Pérez) ma a Cannes Demi Moore ha avuto la sua rinascita. Sullo schermo protagonista senza veli del body horror “femminista” di Coralie Fargeat The Substance (premio per la sceneggiatura), alla cerimonia di chiusura del 77mo festival era in sala a fare il tifo per la regista. L’ultima volta che era sbarcata a Cannes, nel lontano 1997, non aveva un film in concorso ma accompagnò sulla montée des marches l’allora marito Bruce Willis interprete di Il quinto elemento.
Demi Moore, la rinascita
Quest’anno Demi non solo ha partecipato alla competizione ma è stata al centro di un clamoroso rilancio.
La violenza
Era già apparsa nuda in film come Striptease di Andrew Bergman e Proposta indecente di Adrian Lyne: è diverso se dietro la cinepresa c’è una donna? «Tutto dipende dal contesto in cui il nudo viene presentato. In The Substance serve a far arrivare la storia al pubblico e non c’è alcuna sessualizzazione». La violenza che scandisce molti momenti, e che ha sconvolto più di uno spettatore, «era necessaria per denunciare la violenza contro le donne. Sia quella perpetrata dagli uomini sia quella che le stesse donne si autoinfliggono quando cercano di adeguarsi ai canoni estetici imposti dalla società». Lei non si sente discriminata a causa dell’età: «Il tempo che passa non mi fa paura», assicura, «l’invecchiamento sfugge al nostro controllo e può portarci a non accettare noi stessi. Coralie ha parlato di tutto questo in un modo eccellente, unico». Pensa che The Substance le aprirà delle nuove porte? «Chissà. Intanto mi ha permesso di esplorare nuove possibilità. E crescere, non solo come attrice».