Quando sul palco del cineteatro Odeon di Catania, un prezioso gioiello Deco, Francesco De Gregori attacca “Viva l’Italia, l’Italia del valzer e l’Italia dei caffè, l’Italia con gli occhi asciutti nella notte scura, l’Italia che non ha paura” i duecento ammessi in un teatro che ne terrebbe mille sentono di essere dentro un momento speciale.
Eravamo emozionati. Noi in platea e loro, i musicisti, sul palco. Noi con la mascherina e lui pure, De Gregori, non sul palco ovviamente ma dopo il concerto sì, quando si ferma a chiacchierare ha una mascherina di stoffa blu. Come succede in questo autunno 2020, quando ci si rivede dopo tanto tempo, si parla ovviamente di una cosa sola: cosa hai fatto, dov’eri durante il lockdown. Lui a Roma, più o meno a fare le cose di sempre: “Leggevo e andavo a fare la spesa”.
Le mascherine sul viso, il distanziamento, il fatto di essere in pochi per obbligo e non per scelta, fanno parte dell’oggi, del nuovo presente. Invece il concerto, i musicisti sul palco, fanno parte di quel che si poteva fare prima, quel “prima” che non sapevamo se e quando sarebbe tornato. Ecco, il passato torna, e almeno per una sera torniamo anche noi a condividere le emozioni con un certo numero di altri esseri umani. Bella sensazione.
Condividiamo gli applausi. Con gli altri cantiamo “Buonanotte fiorellino” fieri di ricordarne tutte le parole e mentre De Gregori intona “Pezzi di vetro”, “ferirti non è possibile, morire meno che meno mai”, capita di commuoversi con Giuseppe Ayala, col capogruppo dei 5 Stelle a Bruxelles Fabio Massimo Castaldo, con Marco Tardelli e pure con i produttori Camilla e Pietro Valsecchi, tutti ospiti del festival di geopolitica Mare Liberum che ha appunto avuto come gran finale il concerto di De Gregori.
Così, di colpo capisci che questa sera è speciale per tante ragioni: perché Claudio Corbino e la sua associazione “I Diplomatici” hanno tenuto duro e organizzato il festival nonostante tutto. Perché a un certo punto sul palco arriva “un mio amico che suona bene il pianoforte” dice De Gregori e l’amico è Checco Zalone e i due suonano insieme.
È una serata speciale perché speciale è Francesco De Gregori che nelle sue canzoni ha tanto visto e previsto, perfino “l’Italia che va sulla Luna” e ci va davvero, sulla Luna il nostro Paese, l’altroieri hanno firmato il protocollo d’intesa con gli Stati Uniti. Però De Gregori lo cantava già nel 1979.
Tutte buone ragioni. Ma venerdì sera, a Catania, la cosa veramente speciale è stato capire la differenza tra il prima e l’oggi. E riconoscere il valore di certe emozioni che per anni lasciavamo lì, come se fosse scontato poterle recuperare riprendendo il catalogo quando ci andava.
Tornare a viverle ora è possibile. Ma solo se non si dimentica che potremmo perderle di nuovo.
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