Maria Latella

Annunci a vuoto/ Le tre donne catapultate nel toto-nomi a loro insaputa

di Maria Latella
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Domenica 30 Gennaio 2022, 01:19

«Ci sarebbe disponibile il Quirinale. Interessa l’oggetto? Stiamo per dare in pasto il suo nome». 
Paola Severino era a cena col marito e ha appreso dalla Tv che stavano pensando a lei, ma pare che anche le altre due nominande siano state colte di sorpresa.Loro, si dice, non sono state consultate. Venerdi sera i social, i siti dei quotidiani e naturalmente le Tv davano quasi per certo che al Quirinale salisse Elisabetta Belloni, capo dei nostri servizi segreti. Oppure Marta Cartabia, ministro della Giustizia. O l’avvocato Severino, vicepresidente della Luiss e presidente della Scuola Nazionale dell’Amministrazione.

I nomi erano tutti assolutamente credibili. Per dirla con Borges «erano false solo le circostanze». La notizia non era una notizia. Lasciata e lanciata, un po’ “dico e non dico”, “vedo e non vedo”, durante la più frenetica delle frenetiche serate di questa surreale settimana quirinalizia. Il come quei nomi siano stati dati in pasto ai media lascia, a distanza di ore, sospettosi e perplessi. Sospettosi perché il tris di donne lanciato a tarda sera dopo una giornata in cui era già stata colpita e affondata la presidente del Senato sa tanto di arma di distrazione di massa. Quelle che gli spin doctor dei politici escogitano quando, sotto pressione, devono sottrarre preventivamente i capi alla pioggia di critiche del giorno dopo. Le foto di tre donne, in video e sui quotidiani, attirano sempre l’attenzione. L’effetto novità è assicurato e anche la simpatia dell’opinione pubblica .
Quanto sopra per il capitolo sospetti. Poi c’è il capitolo opportunità.

L’aver lanciato tre donne in direzione Quirinale con l’aria di aver trovato la soluzione lascia perplessi perché di solito il sondaggio avviene riservatamente. Non per nulla il professor Sabino Cassese, altro nome autorevolissimo che per qualche ora circolò su social e media tradizionali, avrebbe ricevuto una visita a casa, lo stesso Salvini si sarebbe da lui recato per sondarlo (anche se l’incontro è stato smentito). Nel caso di Belloni, Cartabia e di Paola Severino, invece, nessuno si sarebbe presentato alla porta. 
Certo, quei nomi lì correvano da giorni (per la Cartabia al Quirinale da anni), ma, appunto, un conto è che corressero, un conto è che i leader lasciassero capire “è fatta, votiamo per lei”.

Perché ovviamente appena lanciato l’osso, la muta dei cani aggressivi si è scatenata, tutti molto preoccupati che davvero potesse succedere. Perciò oltre al danno di essere state evocate invano, pure la beffa. 
Il dubbio che, non sapendo a che santo votarsi, si sia pensato di comprare del tempo spendendo nomi altamente probabili per un’ipotesi mai sul serio verificata, resta.

E con essa il sottile disagio che accompagna una quasi certezza: i maschi italiani (non tutti ma ancora un bel po’) usano la parità di genere come se fosse un taxi. Salgono quando fa comodo, pronti a scendere e ad allontanarsi fischiettando nel momento in cui non torna più utile. Stavolta però il gioco non ha funzionato. Le tre potenziali presidenti non sono nomi da giocarsi per un tg della sera e poi far finta dì niente. Così come non lo sono i nomi di Letizia Moratti e Maria Elisabetta Alberti Casellati. Ma la presidente del Senato, almeno, aveva scelto consapevolmente di correre il rischio. Le altre no. La prossima volta, speriamo, ci saranno donne che potranno sondare altre donne per il Quirinale. E si spera sapranno giocare meglio la partita.

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