Montecitorio, l'Obelisco ritrova il "pezzo mancante" dopo mille anni: l'indagine dei carabinieri

Montecitorio, l'Obelisco ritrova il "pezzo mancante" dopo mille anni: l'indagine dei carabinieri
di Laura Larcan
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Domenica 30 Maggio 2021, 11:55

Sparito nel nulla dal 1084 e ritrovato dopo quasi mille anni, sopravvissuto a guerre epocali, calamità, interessi antiquari e compravendite private. In fondo c’è la storia di Roma racchiusa in questo frammento di pietra rosa di sienite, incisa con il cartiglio del faraone egizio Psammetico II, risalente al VI secolo a.C. Un blocco alto mezzo metro, ma dal peso di oltre trenta chili, che ora è custodito nel caveau di via Anicia del Comando dei Carabinieri del nucleo Tutela patrimonio culturale. Il colpo di teatro, se così si può definire, c’è stato lo scorso 21 aprile, giorno del Natale di Roma, un data non casuale, quando i militari guidati dal generale Roberto Riccardi hanno scoperto il prezioso frammento che apparteneva all’obelisco egizio di piazza Montecitorio, risalente al VII secolo a.C. portato a Roma da Augusto nel 10 a. C. e fatto erigere in Campo Marzio come meridiana (orologio solare).

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IL PROPRIETARIO

«Era custodito nell’abitazione privata, nel Centro storico, di Carlo Maria Fallani, discendente della famiglia di antiquari romani Fallani che sono entrati in possesso del frammento all’inizio del ‘900 - racconta il generale Riccardi - Il suo è stato un atto spontaneo di donazione alla Città, in modo che il prezioso reperto potesse ritornare alla comunità».

La sorpresa è stata enorme per i carabinieri. «Le vicissitudini che ha affrontato questo reperto hanno dell’incredibile, non parliamo tanto di trafugamenti, quanto di guerre, calamità, la polvere del tempo che ha cancellato la sua esistenza e l’incuria degli uomini: tutti nemici storici dell’arte».

LA SCOMPARSA

Sopralluoghi tecnici, incontri, le indagini per ricostruire tutta la vicenda, fino alla firma della donazione alla presenza del legale del signor Fallani. «L’orologio solare di Augusto ha subito i primi cedimenti tra l’VIII e il IX secolo per smottamenti, fino al colpo decisivo con il Sacco dei Normanni nel 1084 quando è stato abbattuto - avverte Riccardi - I pontefici ne avevano fatto conservare le parti frammentarie fino al 1792 quando papa Pio VI volle che fosse riedificato nello stesso punto dove si trova oggi, davanti a Palazzo Montecitorio». Ma il frammento con l’omaggio a Psammetico II già all’epoca della ricostruzione era sparito. Seguendo le tracce dei documenti, era finito nella collezione privata dei conti Orlando Castellano: «Era l’epoca dei papi, quando le opere d’arte viaggiavano nel novero di collezioni di famiglie nobiliari con molta facilità e non c’era una distinzione netta tra proprietà pubblica e quella privata. Il desiderio è che il gesto del signor Fallani sia da modello per altre donazioni», riflette il generale.

LA VALORIZZAZIONE

Dal 1792 arriviamo alla prima metà del ‘900, quando Vittorio Emanuele Orlando cede il frammento agli antiquari Fallani. «Possiamo dire - commenta Roberto Riccardi - che i romani non lo vedono dal 1084. I frammenti, in fondo, erano trattati come macerie e li gestivano come proprietà privata in un tempo in cui non c’era legislazione di tutela». Prossimo passo, la valorizzazione. Spetterà ora al Ministero della Cultura guidato da Dario Franceschini individuare la destinazione finale. 

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