Tram 3, il calvario di via Rossini: «Vite stravolte». A piazza Ungheria c’è chi annaffia le rotaie per «ridurre i rumori»

La lobby della sinistra tranviaria rilancia progetti accantonati in passato per le proteste

Tram 3, il calvario di via Rossini: «Vite stravolte». A piazza Ungheria c’è chi annaffia le rotaie per «ridurre i rumori»
di Alessia Marani
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Domenica 6 Agosto 2023, 23:23 - Ultimo aggiornamento: 7 Agosto, 12:15

Il rumore è assordante. La cassiera si copre le orecchie, la barista si lamenta: «Ci risiamo, lo sferragliare sui binari è insopportabile, da circa un mese poi si è acuito ancora di più». Come non dare loro ragione? Appena il tram numero 3 si piega, in velocità, sulla stretta curva che da viale Rossini immette su piazza Ungheria direzione Liegi, è tutto un gracchiare di fronte alle vetrine dello storico Caffè Hungaria. I clienti seduti ai tavolini smettono di parlare, impossibile distinguere cosa dice persino chi è seduto di fronte. Anzi. Sul lato del locale in cui i binari sono ad appena un paio di metri di distanza, «i clienti ci chiedono di cambiare posto», spiegano le dipendenti. Paolo, il fioraio all’angolo, conferma: «Pensare che erano stati fatti anche dei lavori di manutenzione un mese fa - sostiene - e non solo la situazione non è migliorata ma addirittura peggiorata». Spiega che «lungo i binari era stato messo del liquido lubrificante per limitare lo sfregamento. Fatto sta, però, che il rumore non è affatto diminuito». 

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C’è chi annaffia letteralmente i binari on l’acqua per tentare di mitigare i danni «perché abbiamo notato che quando piove, c’è meno fastidio.

Così prima dell’ora di pranzo e di cena alcuni ristoratori buttano l’acqua sulla sede tranviaria nella speranza di potere dare un po’ di tregua alle loro orecchie a quelle dei clienti». Espedienti per difendersi dai “bisonti” che attraversano la città per 31 km di binari, costellati di problemi e rischi per la sicurezza. Un anno fa, i commercianti e i residenti di viale Rossini avevano avviato una petizione per chiedere ad Atac di intervenire. «Si era fatto promotore della raccolta firme un carabiniere che abita in zona - racconta un’altra barista - sulla tratta passano più linee, con diverse vetture e frequenza ravvicinata. Quando il Comune ha inserito dei nuovi convogli eravamo convinti che fossero più silenziosi. Invece sono persino più rumorosi. Dopo la petizione sono passati più spesso a oliare le rotaie. Ma non serve a niente». Alcuni sono rassegnati: «Sono vent’anni che non abbiamo tregua, non ne possiamo più», taglia corto una signora che abita all’angolo. Eppure la lobby della sinistra tranviaria sembra ostinata ad ampliare la rete, riprendendo progetti che, sotto le proteste dei cittadini, erano rimasti chiusi nei cassetti per decenni. Come quello della Tva, la tranvia Termini, Vaticano, Aurelio vagheggiata in Campidoglio fin dal 1985 e che ora viene rispolverata aspirando ai soldi del Pnrr. Toccò ai residenti di Monteverde e largo Arenula dovere digerire, invece, nel ‘98, il tram 8. «Ma ora che esistono bus elettrici e filobus più silenziosi e performanti - allarga le braccia Andrea C., avvocato dei Parioli - proseguire su questa strada non ha senso. Errare è umano, perseverare diabolico». Intanto, sulla Gianicolense l’8 è fermo da più di un anno per lavori di manutenzione. Dopo il danno, la beffa.

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