Roma, Ottaviano e l'incubo tram 19. I cittadini: «Speriamo non passi più, quella fermata va spostata»

Viaggio a piazza Risorgimento tra i residenti: «Il 19 va fatto passare altrove»

Roma, Ottaviano e l'incubo tram: «Speriamo non passi più»
di Fernando M. Magliaro
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Sabato 2 Settembre 2023, 00:10 - Ultimo aggiornamento: 19:07

Ogni giorno quando si sveglia, Matteo fa un piccolo un test dalla finestra della sua casa di via Germanico: «Mi affaccio e vedo, anzi sento, se passa il tram. E se al posto del 19 ci sono le navette, i bus sostitutivi, tiro un sospiro di sollievo, non fosse altro per lo stridio su quella maledetta curva». Più precisamente, tra piazza Risorgimento via Ottaviano. E fortunatamente, ma solo da poco, i tram sono stati sostituiti dalle navette per consentire una serie di lavori sui binari: «Almeno queste settimane le abbiamo vissute in silenzio. Ma temiamo il caos quando il 19 ricomincerà a girare», dice Laura, 45 anni, con le finestre di casa su via Ottaviano. 

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IL PERCORSO

Rumori, vibrazioni, caos, traffico: tra i romani disperati ed esasperati dal tram selvaggio che più alzano la voce, ci sono quelli che vivono nell’area tra piazza Risorgimento, via Ottaviano, via Giulio Cesare o via Barletta.

Perché qui, nel cuore di Prati, passa il famigerato 19, perfetto paradigma dell’ubriacatura ideologica di una certa sinistra filotramviaria: copre un tragitto lunghissimo con convogli vecchi che hanno oltre 70 anni; corre su binari che vista la pesantezza dei mezzi sgretolano l’asfalto o crepano le fughe tra i sanpietrini; soprattutto il suo capolinea si snoda su un anello ferroviario che spacca in due piazza Risorgimento, manda in tilt il traffico e impedisce ogni progetto di rilancio di una delle principali porte per San Pietro. Una questione spinosa che sta bloccando tutti i piani per riqualificare la piazza in vista del Giubileo, compresa la costruzione di un parcheggio da quasi 300 posti.

«Magari il problema fosse soltanto il traffico - sbotta Rolanda - Io vivo al terzo piano, alla fine di Gracchi, a una ventina di metri in linea di area dalla curva che il 19 impegna per girare in via Ottaviano. E quando passa, sembra di sentire una sirena, vibra tutto, si parte dai bicchieri e si finisce con i quadri. Sono trent’anni che vorrei farmi un pisolino in santa pace». Gianni, invece, non si addormentava prima di mezzanotte (quando finisce il servizio del 19) e si sveglia all’alba (quando riparte). «Abbiamo dovuto installare i doppi vetri e stiamo al 4 piano. E abbiamo dovuto pure ristuccare le pareti, perché erano piene di piccole crepe». D’altronde le vibrazioni, affermano i residenti, «mettono a rischio anche la stabilità».

Questa porzione di Prati sembra ogni giorno più preda del degrado, tra fiumane disordinate di turisti, spazzatura abbandonata (soprattutto dai ristoranti) fuori dai cassonetti e topi. «Ma anche il tram - nota Luca - fa il suo per il decadimento del quartiere: lo stazionamento del 19, con tutti i suoi muretti sgretolati, è un pugno nello stomaco. L’asfalto si crepa con il passaggio dei mezzi e le vetture fanno sempre più rumore. Qui, vivere è diventato complicato». Ma non si lamentano soltanto i residenti. Paolo, storico orologiaio della zona, definisce il passaggio del 19 «un microterremoto. Ogni volta devo riposizionare gli orologi sugli scaffali, che si girano, rischiano di cadere». Mario, tassista con una quarantina di anni di esperienza, racconta che «non ama fermarsi al posteggio di piazza Risorgimento, dove pure il lavoro c’è: perché, quando sosti, rischi sempre che i clienti scendano dalla parte sbagliata e finiscano investiti dal 19, che passa radente. Non sa quanti colleghi hanno dovuto cambiare gli specchietti».
 

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