San Pietro, costruito con carte da gioco da Adrian Tranquilli. Una “Colonna Barocca” di pneumatici, opera di Paolo Canevari. E molto ancora. È stato un monumentale – e collettivo - omaggio a Roma a conquistare sguardi e flash di appassionati, anche noti, tra artisti, galleristi, curatori e non solo, l’altra sera, all’inaugurazione della mostra “Un presente indicativo”, nel regno dell’arte moderna e contemporanea, diretto da Cristiana Collu, a Belle Arti. Sono stati in centinaia, infatti, a mettersi in fila per vedere le opere – circa sessanta – e parlare con i quattordici artisti coinvolti, romani per nascita, adozione o sentimento, da Andrea Aquilanti a Marina Paris, da Andrea Salvino a Roberto Pietrosanti. Ancora, Marco Colazzo, Stanislao Di Giugno, Gioacchino Pontrelli e altri.
Grandi protagonisti di un’inedita analisi sulla generazione Anni Sessanta che ha plasmato il panorama artistico capitolino.
Senza dimenticare Beatrice Bulgari, Margherita Guccione, i galleristi Luca Tommasi e Stefania Miscetti, i collezionisti Ines Musumeci Greco e Giovanni Cotroneo. Ad accogliere gli invitati e a illustrare la filosofia del progetto, il curatore Antonello Tolve: «Questo è solo un presente indicativo, ce ne possono anche essere ulteriori. La riflessione è limitata ad alcuni artisti, ma può essere ampliata o proseguita. Ogni artista di questa generazione è, di fatto, un lupo solitario ma ciò non vuol dire che non si siano incrociati talvolta». E molti sono stati proprio gli artisti giunti per complimentarsi con amici e colleghi. Così, Pietro Ruffo, Nunzio Di Stefano, Alfredo Pirri. Roma celebra se stessa anche come musa e centro di arte contemporanea.