Il giallo della ragazza morta al San Giovanni: «Quella notte qualcuno cercò Simona»

Il giallo della ragazza morta al San Giovanni: «Quella notte qualcuno cercò Simona»
di Raffaella Troili
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Giovedì 7 Novembre 2013, 08:09 - Ultimo aggiornamento: 8 Novembre, 08:04

Via Urbisaglia, otto giorni fa. Simona Riso nel giardino condominiale a terra, agonizzante, bacino e costole rotte Ha in tasca le chiavi di casa, una sim, vicino a lei c’è un accendino le cui impronte sono ora al vaglio degli investigatori.

Sono le 7, ai soccorritori dice d’esser stata violentata, alle 10 muore al San Giovanni, insufficienza respiratoria, nessun abuso è accertato dai medici. Il caso sta per essere archiviato come un suicidio ma qualcosa non torna, il pm apre un fascicolo per omicidio volontario, si accerta che le fratture sono compatibili con una caduta dall’alto. Ma ancora resta il mistero; suicidio, omicidio, caduta dall’alto? La ventottenne di origini calabresi aveva sofferto di anoressia e depressione, ancora prendeva farmaci. E nel suo passato ci sarebbero altri episodi di autolesionismo oltre all’ombra di un trauma, una violenza subita in ambito familiare. «Una che si vuole suicidare non esce con le chiavi di casa in tasca, mia sorella è uscita momentaneamente perché qualcuno ha bussato alla sua finestra al pian terreno». Nicola Riso, non accetta la tesi del suicidio, con l’avvocato Sebastiano Russo è convinto che qualcuno che conosceva bene le sue abitudini e di cui lei si fidava l’ha cercata al mattino, poco prima che uscisse per andare al lavoro.

«QUALCUNO L’HA CERCATA»

«O è caduta o l’hanno massacrata e spinta giù dal terrazzo. I medici ancora non si sono pronunciati sulle lesioni, l’esito dell’autopsia non è pronto». Nicola racconta un’altra Simona e chi meglio di lui può farlo. «Il giorno prima aveva cucinato per il cugino, avevano passato la serata a ridere e scherzare. E non è vero che non era andata a lavorare, aveva il giorno di riposo». Aveva sofferto di anoressia e depressione ma era stato un momento circoscritto, «ne era uscita, aveva voglia di vivere». Quanto alle voci di un trauma legato a una violenza maturata nell’ambiente familiare, un brutto ricordo che ogni tanto riaffiorava portandola a dire «sono stata violentata»; smentisce: «Cattiverie, nessuno in famiglia sapeva niente».

E l’avvocato: «I suoi problemi passati non c’entrano nulla con questa storia». Quella notte Simona aveva chiacchierato al telefono con un amico che sta fuori Roma, scambiato messaggi con la fidanzata del cugino fino a tardi, almeno le due. Alle 4,46 aveva ricevuto la seconda telefonata della mamma. «Era tranquilla, nessun segnale sospetto, mi ha salutata dicendomi: ci sentiamo dopo». Invece alle 7 una vicina ha notato quel corpo in giardino.

IL FRANCESE

Sono stati ascoltati il cugino e i due francesi che dividevano l’appartamento con Simona. A quanto pare il ragazzo verso le 8 è uscito senza accorgersi della presenza dei carabinieri in giardino. E’ rientrato solo in tarda mattinata ma la sua testimonianza avrebbe convinto gli investigatori. La famiglia non esclude nemmeno che Simona sia caduta accidentalmente (forse era salita in terrazza a fumare una sigaretta, la ringhiera è molto bassa, circondata da un largo cornicione). «Vogliamo sapere se sono stati commessi errori da parte dei medici», afferma l'avvocato. Il penalista ha ritirato la documentazione sanitaria per affidarla a un consulente che affiancherà l'esperto della Procura della Repubblica negli accertamenti medico-legali.

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