Roma assediata da 600 buttadentro: per loro nessuna regola

Roma assediata da 600 buttadentro: per loro nessuna regola
di Laura Bogliolo
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Lunedì 13 Marzo 2017, 08:23 - Ultimo aggiornamento: 19:23


Il fenomeno lo raccontano i numeri: 2.000 esercizi pubblici in Centro, 600 acchiappini. Possiamo scegliere anche altre due cifre: 5 euro, quanto vengono pagati in alcuni casi per un'ora di lavoro, 3.000 lo stipendio di «un bravo acchiappino». Chiariamoci intanto sui termini: non vanno fieri del nome che gli viene dato. «Preferisco che mi definisca cameriere che fa accoglienza», diceva ieri Marco in uno dei vicoli tra piazza Navona e il Pantheon mentre fermava turisti per farli entrare nel ristorante. Ma quanto vi pagano? «Quanto prendo non lo dico». Dopo qualche battuta e i complimenti forzati sulla tecnica usata per attirare clienti (in meno di dieci minuti si è avventato su almeno 7 gruppi) Marco abbassa le barriere e spiega: «O si ha un fisso, o si va a percentuale sulla base dell'incasso giornaliero, dipende da quanto sei bravo».
«Ma il contratto di lavoro vieta il pagamento a percentuale» chiarisce Fabio Spada, presidente Fipe Confcommercio. L'osservazione porta a una chiara conclusione: molti acchiappini (c'è chi li chiama anche «buttadentro») vengono pagati «in nero» e a percentuale. «Ecco perché alcuni sono molto aggressivi» spiega Luca, per vent'anni cameriere: ha perso il lavoro e da qualche mese fa l'acchiappino in un vicolo del rione Parione. E ogni tanto scoppiano liti feroci, spintoni e grida che feriscono il decoro di Roma già colpito quotidianamente, da tavolini selvaggi, fracassoni (pare ora arrivi il regolamento) e sciami di venditori abusivi di paccottiglia.

I GUADAGNI
E si vede che Luca è nuovo del mestiere: si agita poco, resta quasi in silenzio. «Ho una moglie, due figli, non potevo dire no a questo lavoro». Accanto a lui c'è Daniele, 20 anni, molto più intraprendente: «In realtà vorrei fare il maitre». Luca e Daniele sono separati solo da un tavolino. Non litigate mai per i clienti? Per il territorio? «Solo una volta, ma quelli più agguerriti stanno là». Indicano il primo ristorante della via dove gli acchiappini sono due. «Quelli vanno a percentuale, una volta hanno quasi picchiato uno che aveva tentato di rubargli un cliente». Studenti universitari, cinquantenni che hanno perso il lavoro, ragazze di bella presenza che vorrebbero lavorare nel mondo della comunicazione e invece finiscono fuori un ristorante a sorridere a potenziali clienti e ammettono: «La paga? Anche 5 euro l'ora» (siamo vicino a piazza San Lorenzo in Lucina). L'acchiappino è uno dei tanti gig work nel mare dell'economia flessibile e del lavoro on domand. A Trastevere ci sono anche i buttadentro che iniziano a lavorare due ore prima che apra il ristorante per procacciare clienti. Altri vanno a piazza del Popolo ad attendere i potenziali clienti per poi accompagnarli nei locali. Qui giorni fa una rissa e all'inizio si pensava che fossero coinvolti proprio alcuni acchiappini.

LE LITI
Fare il buttadentro non è vietato dalla legge, non è neanche una categoria professionale, anche se sempre più spesso gli annunci per la ricerca di personale in Centro parlano di «camerieri-acchiappini» e non più soltanto di «camerieri». Nel vuoto normativo le regole le definisce la consuetudine. E se nell'esperienza giuridica la consuetudine è la fonte del diritto non scritta per eccellenza, nel mondo dei butta-dentro si traduce in una giungla. Il codice di comportamento è dettato più che altro dal buon senso per evitare liti, a volte risse: «Mai oltrepassare il limite immaginario tra il primo e l'ultimo tavolino del locale per cui si lavora, mai parlare male del cibo servito nel ristorante accanto». La maldicenza più in voga: «Their foods are frozen» (le loro pietanze sono surgelate...).

IL DECORO
Passeggiando per piazza Navona si notano le schiere di acchiappini: si squadrano tra loro controllando che il proprio territorio non venga invaso dall'altro. Siamo in mezzo ai butta-dentro più eleganti e professionali tra l'altro. «Ma in tanti altri posti, da Borgo Pio al Colosseo, da Trastevere a Campo de' Fiori, sono aggressivi, invadenti e prepotenti. Inoltre potrebbero stare soltanto nello spazio del ristorante, ossia dove il gestore paga l'occupazione di suolo pubblico - sottolinea Tatiana Campioni, assessore al Commercio del I Municipio -. A ottobre il consiglio ha approvato una mozione per chiedere al sindaco un'ordinanza che preveda regole certe e sanzioni per loro. Richiesta rinnovata recentemente in una lettera inviata al Campidoglio anche sul problema dei procacciatori di clienti dei tour in Vaticano». Cosa pensano i commercianti? «Non servono più regole - dice Spada - ma buon senso: dieci anni fa alcuni commercianti allestivano mega cartelloni per attirare i clienti, ora quegli stessi gestori scorretti usano acchiappini aggressivi, la clientela deve fare una selezione, non può fidarsi di chi è invadente».

 

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