Gli acchiappini e quelle regole per il decoro che non ci sono

di Paolo Graldi
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Lunedì 13 Marzo 2017, 08:54
La materia è ampia e delicata: sta tra il folclore, frutto della necessità di arrangiarsi, e la sensazione sempre più diffusa e radicata che le regole, anche quelle minime, sono andate a farsi benedire. Alla proliferazione dilagante di mestieri improvvisati e a cielo aperto va imponendosi la figura dell'acchiappino. Si tratta di individui assai variegati per età e comportamento che hanno come missione quella di attirare e convogliare i turisti, ma sarebbe meglio dire i passanti, verso ristoranti, pizzerie, paninerie, bar, minimarket e, a sera, verso night club, pub, birrerie e quant'altro del genere. Personaggi affabili, qualche volta con frasi fatte in più lingue, che agitano menù e prezzari. Accalappiatori d'attenzione, se si può dire, che vanno a rimpinguare l'esercito di chi offre ogni genere di merce. Si va dal soldato romano stretto in ridicole corazze di cartone, ai finti tassisti insistenti fino alle molestie, ai parcheggiatori abusivi spesso minacciosi, fino ai venditori di fiori di dubbia provenienza (cimiteri?) o di dischi volanti luminescenti. Un popolo che fa di necessità virtù ma che nell'insieme si traduce in un'orda di assalti ai passanti, vessati da richieste più o meno vibranti. L'altra mattina a piazza del Popolo l'occhio instabile della Nikon di Rino Barillari ha documentato una mezza rissa che ha impegnato anche i militari in servizio anti terrorismo. Acchiappini molesti, insistenti e aggressivi all'origine del tafferuglio. Dai suk mediorientali abbiamo importato anche questo: l'assalto stradale per imporci un acquisto. A niente sono valse, finora, le proteste a pioggia. A Roma vale una sola regola: fate quel che vi pare e nessuno vi dirà niente. Con buona pace del decoro battuto dal degrado.