Lazio-Eintracht, il prefetto di Roma: «Dai tedeschi nessun avviso sull'arrivo degli ultrà violenti»

Lazio-Eintracht, il prefetto di Roma: «Dai tedeschi nessun avviso sull'arrivo degli ultrà violenti»
di Lorenzo De Cicco
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Venerdì 14 Dicembre 2018, 07:41 - Ultimo aggiornamento: 15 Dicembre, 10:43

«C'erano personaggi a rischio, tra gli ultrà tedeschi, abbiamo fatto il possibile, i servizi della Questura erano stati preparati da giorni, ma le polizie straniere dovrebbero avvisarci quando ci troviamo davanti a questi pericoli». Il prefetto di Roma, Paola Basilone, risponde al termine di una giornataccia molto simile, per certi versi, a quella che la Capitale ha vissuto con i barbari olandesi del Feyenoord, era il febbraio del 2015 e le scorrerie degli hooligan culminarono con lo scempio della fontana della Barcaccia a piazza di Spagna. Stavolta, per fortuna, di mezzo non c'è andato nessun monumento di valore, eppure la città conta i segni delle incursioni sguaiate dei tifosi (tifosi?) dell'Eintracht di Francoforte, impegnati ieri notte in una partita di Europa League contro la Lazio.

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Prefetto, cosa non ha funzionato?
«Mi faccia dire che cose di questo genere non dovrebbero avvenire, non sono comportamenti civili e dispiace sempre assistere a certi spettacoli. Purtroppo spesso questi tifosi stranieri arrivano in ordine sparso, non è sempre facile seguirne gli spostamenti».

Dovrebbero però rispettare i punti di raccolta concordati con le forze dell'ordine, in teoria.
«Certo e i punti di raccolta sono stati predisposti. Mi creda, la Questura, che ha curato il piano della sicurezza, ha messo in campo i servizi necessari per tutelare l'ordine pubblico, c'è stata una programmazione seria nei giorni scorsi, come si fa sempre per gli eventi di questo tipo. Non c'è stata sottovalutazione, si è fatto tutto il possibile per evitare incidenti o contatti con i tifosi laziali».

Perché allora si è dovuto assistere a certe scene: il supermercato preso d'assalto non lontano dallo stadio Olimpico, le scorribande di centinaia di ultrà in pieno centro storico, perfino a via del Corso, Villa Borghese trasformata in un orinatoio a cielo aperto. È mancato qualcosa in questa programmazione?
«La verità è che spesso le polizie straniere non collaborano con le forze dell'ordine italiane e questo impedisce a chi mette a punto i piani della sicurezza di conoscere tutti i dettagli, soprattutto sui soggetti più pericolosi di cui parlavo prima. Non è facile pianificare, se mancano alcuni elementi importanti di valutazione».

La polizia tedesca quindi non ha fornito un supporto adeguato alla Questura di Roma?
«È successo diverse volte, anche in passato, e questo per noi rappresenta logicamente una difficoltà».

Viene da chiedersi: è possibile bloccare i violenti prima che arrivino qui, per evitare che la Capitale diventi preda di tifosi scalmanati e irrispettosi?
«Non è affatto facile, almeno quando parliamo di cittadini dell'Unione europea, per cui vale, come si sa, la libertà di circolazione, c'è il trattato di Schengen. Non si può proibire a un tedesco o a un francese di viaggiare in Italia».
 

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