Capitale in ostaggio: l'assenza di fan zone dietro il caos ultrà

Capitale in ostaggio: l'assenza di fan zone dietro il caos ultrà
di Lorenzo de Cicco
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Sabato 15 Dicembre 2018, 08:45
Bilancio delle scorrerie francofortesi all'Olimpico: quattro gabinetti messi a fuoco, due telecamere distrutte, vari seggiolini bruciacchiati, un cancello sradicato (nonostante fosse d'acciaio), divisori fatti a brandelli, scritte con lo spray sui muri e adesivi appiccicati un po' ovunque in Curva Sud. E questo è solo il conto fatto dal Coni per quanto avvenuto dentro lo stadio, senza calcolare quindi le irruzioni sguaiate nelle vie del centro di Roma, gli scontri con la polizia, i fumogeni sparati sotto le volte del Colosseo, il supermercato preso d'assalto e saccheggiato nell'attesa del match. Tutto per una partita di pallone. Un disordine, quello dei barbari dell'Eintracht, agevolato dal fatto che a Roma, a differenza di tante città europee, non esiste una «fan zone» per i tifosi ospiti. Un luogo strategico e iper-sorvegliato dove radunare gli ultrà in trasferta in modo che non vadano a zonzo tra i monumenti a far danni.

TUTTI I RINVII
Se ne parla da almeno un decennio, eppure, nonostante appelli di prefetti, sindaci e autorità varie, il progetto è stato rimandato di volta in volta. Si ricorre ogni tanto a Villa Borghese, col rischio che anche questo gioiello venga deturpato. Nessuna sorpresa: è puntualmente avvenuto anche l'altro ieri, con i giardini all'inglese trasformati nell'orinatoio delle «belve», come le ha chiamate la sindaca Raggi, venute dall'Assia. Ora una «fan zone» più strutturata arriverà, promettono dal Campidoglio. Quando? Nel 2020, ultimo appello possibile per l'amministrazione comunale considerando che quell'anno Roma ospiterà alcune partite degli Europei di calcio. E qual è l'area prescelta per evitare che i tifosi attaccabrighe si scatenino nel cuore dell'Urbe? Piazza del Popolo, cioè uno degli slarghi più centrali di Roma. «La fan zone dovrebbe essere lì», spiega l'assessore allo Sport di Virginia Raggi, Daniele Frongia, che nella giunta grillina ha anche la delega ai grandi eventi. «Per le partite più delicate, però, si potrebbe optare per altre zone meno centrali, il dossier non è ancora stato consegnato alla Uefa. Ogni decisione sull'ordine pubblico, in ogni caso, viene presa da Questura e Prefettura».
Peccato che le nostre forze dell'ordine non siano spalleggiate a dovere dalle polizie straniere, come ha raccontato ieri, su queste colonne, il prefetto di Roma, Paola Basilone. «Spesso all'estero le autorità non collaborano e questo impedisce a chi mette a punto i piani della sicurezza di conoscere tutti i dettagli, soprattutto sui soggetti più pericolosi. E non è facile pianificare se mancano alcuni elementi importanti di valutazione». Anche i tedeschi, ha detto Basilone, non hanno segnalato gli ultrà violenti.

GIÀ DOMANI ALLO STADIO
Non potendo lavorare di prevenzione, tocca reagire a scontri avvenuti. L'Uefa ha aperto un procedimento disciplinare contro l'Eintracht, che ora rischia di pagare i danni, almeno quelli registrati all'Olimpico dal Coni, che spedirà il conto in Germania. Subito dopo il parapiglia intorno allo stadio, la polizia ha fermato cinque hooligan tedeschi, altri nove sono stati denunciati. Uno dei tedeschi arrestati ha patteggiato una pena a un anno di reclusione, dopo essere stato accusato di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni. Altri 14 sono stati daspati, hanno ricevuto insomma il divieto di accedere alle manifestazioni sportive. Divieto che però ha valore solo in Italia, quindi tutti i sanzionati, già domani potranno accomodarsi sugli spalti del Waldstadion di Francoforte per la partita casalinga contro il Bayer Leverkusen. La gita romana, per loro, non ha avuto troppe conseguenze.
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