La testimonianza di Oksana, chef alla Palazzina di Rieti: «Ho amici nell'esercito russo che mi scrivono: perdonateci»

La testimonianza di Oksana, chef alla Palazzina di Rieti: «Ho amici nell'esercito russo che mi scrivono: perdonateci»
di Giacomo Cavoli
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Domenica 27 Febbraio 2022, 00:10 - Ultimo aggiornamento: 22 Febbraio, 08:35

RIETI - Dall’Ucraina è andata via che aveva poco meno di 25 anni, subito dopo la metà del Decennio ‘90, «perché ho capito che non era più quello il posto nel quale volevo vivere. Dopo il crollo del Muro, nel 1989, non era cambiato nulla: eravamo sempre lì, in mezzo alla povertà, con salari da dieci dollari al mese, costretti a dover obbedire a ciò che lo Stato, che sapeva tutto di noi, ci imponeva». E soltanto in quel momento, costretta a lasciare affetti e amicizie nella sua città natale di Ternopil, per Oksana Pidhorodetska si sono aperte le porte di un mondo inatteso, che fino a quell’istante aveva potuto a malapena osservare in qualche breve viaggio all’estero. Ma ora che la Russia ha invaso l’Ucraina «non so se dirmi italiana, reatina o ucraina. Non ho la cittadinanza italiana, soltanto il passaporto, ma il mio cuore è ovunque, qui a Rieti come a Ternopil, perché lì c’è un’altra parte di me». 

Il cuore. Alla Palazzina è ora di pranzo.

Oksana, 47 anni, compagna dello storico titolare Giuseppe Amici, si prepara ad accogliere clienti e amici cucinando, spesso in chiave rivisitata, i piatti della tradizione del locale iscritto nel Registro nazionale delle imprese storiche, la cui attività risale al 1880 e gestito dalla più antica famiglia di ristoratori della città. Per ora, Ternopil sembra essere stata risparmiata dalle devastazioni e dagli scontri, ma le sirene del rischio di bombardamento continuano a suonare, spingendo la gente a rifugiarsi in casa o nei bunker: «Chi si trova lì ha detto di aver sentito soltanto qualche sparo – racconta Oksana - C’è un vecchio aeroporto chiuso da anni: è grande, e si pensa che forse potrà essere utilizzato dai paracadutisti russi. Il nostro odio nei loro confronti, adesso, è immenso: ho amici che lavorano nell’esercito russo e il giorno dell’invasione sono stati i primi a scrivermi dicendo: “Perdonateci per quello che stiamo facendo, ma non possiamo opporci”. Per questo non bisogna chiedere a Putin cosa pensi della guerra, ma ai russi». 

I genitori in salvo. I genitori di Oksana, invece, sono involontariamente riusciti a mettersi in salvo pochi giorni prima dell’invasione: «Sono venuti a trovarmi a Rieti a fine gennaio, come fanno ogni anno. In quel momento c’era già la sensazione che potesse accadere qualcosa, ma non una guerra. A questo punto però li tengo qui e non li lascio certo ripartire». Più di quaranta attestati di corsi di formazione con i migliori chef italiani e stranieri, un’esperienza al fianco di Giuseppe Amato, miglior pasticcere d’Italia 2018 e braccio destro di Heinz Beck, e con pasticceri nella top ten mondiale, ma il cuore di Oksana non smette di piangere: «Arrivati a questo punto, cosa dovremo fare noi ucraini? Tornare di nuovo ad obbedire ad un regime? Nel 2022 non può accadere un’altra volta».

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