RIETI - Dall’Ucraina è andata via che aveva poco meno di 25 anni, subito dopo la metà del Decennio ‘90, «perché ho capito che non era più quello il posto nel quale volevo vivere. Dopo il crollo del Muro, nel 1989, non era cambiato nulla: eravamo sempre lì, in mezzo alla povertà, con salari da dieci dollari al mese, costretti a dover obbedire a ciò che lo Stato, che sapeva tutto di noi, ci imponeva». E soltanto in quel momento, costretta a lasciare affetti e amicizie nella sua città natale di Ternopil, per Oksana Pidhorodetska si sono aperte le porte di un mondo inatteso, che fino a quell’istante aveva potuto a malapena osservare in qualche breve viaggio all’estero. Ma ora che la Russia ha invaso l’Ucraina «non so se dirmi italiana, reatina o ucraina. Non ho la cittadinanza italiana, soltanto il passaporto, ma il mio cuore è ovunque, qui a Rieti come a Ternopil, perché lì c’è un’altra parte di me».
Il cuore. Alla Palazzina è ora di pranzo.
I genitori in salvo. I genitori di Oksana, invece, sono involontariamente riusciti a mettersi in salvo pochi giorni prima dell’invasione: «Sono venuti a trovarmi a Rieti a fine gennaio, come fanno ogni anno. In quel momento c’era già la sensazione che potesse accadere qualcosa, ma non una guerra. A questo punto però li tengo qui e non li lascio certo ripartire». Più di quaranta attestati di corsi di formazione con i migliori chef italiani e stranieri, un’esperienza al fianco di Giuseppe Amato, miglior pasticcere d’Italia 2018 e braccio destro di Heinz Beck, e con pasticceri nella top ten mondiale, ma il cuore di Oksana non smette di piangere: «Arrivati a questo punto, cosa dovremo fare noi ucraini? Tornare di nuovo ad obbedire ad un regime? Nel 2022 non può accadere un’altra volta».