Rieti, truffe a persone sole o anziane nel Reatino: due casi ravvicinati

Truffa
di Emanuele Faraone
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Mercoledì 2 Febbraio 2022, 00:10

RIETI - Finto poliziotto o falso carabiniere oppure sedicente assicuratore che chiamano perché un figlio o un nipote è stato arrestato o sarebbe stato vittima di un incidente stradale. Cambia solo il personaggio, ma la truffa è sempre la stessa. L’onda lunga dei raggiri nei confronti di persone per lo più anziane e sole o ai danni di chi finisce col cadere nel tranello della truffa torna - come spesso ciclicamente accade - a fare vittime in città e nel Reatino. Solo nei giorni scorsi, nell’area del centro cittadino, si sono registrati due episodi: un tentativo di truffa con il solito modus operandi e un altro episodio che è costato diverse migliaia di euro ad un anziano reatino. Il meccanismo dell’imbroglio - come anche avvenuto in queste due ultime circostanze - è sempre il solito e ben collaudato, soprattutto in un particolare passaggio che spesso si rivela decisivo nel persuadere la vittima dell’autenticità di quella telefonata truffaldina. Gli impostori - che non hanno fatto mai registrare episodi di violenza fisica, pericolosità o utilizzo di forza di costrizione - hanno utilizzato, come da “protocollo”, quello che le forze dell’ordine chiamano “citofono”, (telefono cellulare fittiziamente intestato) dal quale chiamano utenze telefoniche fisse di persone ignare, individuate attraverso l’elenco telefonico.

Le modalità
Con una discorsività professionale e affabile, danno la comunicazione di emergenza all’anziano che spesso, nella concitazione del momento, finisce con il fornire egli stesso il nome del congiunto («Ma chi? Tizio?»).

Alla vittima dunque viene richiesto l’esborso di somme di denaro che possono variare tra i 2.000 fino ai 5.000 euro, a volte con richieste anche di consegna di preziosi per risolvere più rapidamente la situazione. Addirittura i truffatori - ed è questo il passaggio fondamentale in cui sono incappati anche i due anziani reatini - invitano poi la vittima a richiedere ulteriori chiarimenti telefonici direttamente alle forze dell’ordine o al proprio figlio-nipote, senza però riagganciare mai il proprio cellulare. Così, dopo il colloquio, nonostante la vittima abbia riattaccato il telefono - nel momento in cui rialza la cornetta per telefonare, si ritrova di nuovo in ascolto con i malviventi, in quanto quella linea, di fatto, non si è mai interrotta. A questo punto è facile dare conferme spacciandosi per un poliziotto o per il figlio dell’interlocutore. Tranelli in cui persone sole o anziane e più fragili diventano facili bersagli, anche perché spesso dimenticano anche di segnalare ai parenti questa tipologia di chiamate oppure solo dopo la consegna dei contanti realizzano dell’avvenuta truffa. Situazioni in cui spesso l’azione di vigilanza e controllo da parte dell’entourage familiare potrebbe fare la differenza anche perché, a causa dell’utilizzo di utenze mobili fittizie, le indagini degli investigatori risultano particolarmente complesse, a meno che, fiutato il raggiro - come accaduto alcuni anni fa in pieno centro cittadino - gli agenti della Squadra mobile e Volante della polizia riuscirono ad acciuffare i malviventi grazie alla temerarietà di un’arzilla 90enne che si prestò ad effettuare la consegna del denaro ai suoi truffatori. Ma la prevenzione migliore rimane senza dubbio quella dei parenti tra le mura domestiche o verificare più a fondo.

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