Solsonica: scatta l'ora dei tagli
stipendi ridotti, consulenti via

Solsonica: scatta l'ora dei tagli stipendi ridotti, consulenti via
di Alessandra Lancia
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Venerdì 21 Marzo 2014, 14:41 - Ultimo aggiornamento: 14:42
RIETI - Solsonica, l’ora dei tagli: troppo larga la forbice dei costi di produzione con i diretti concorrenti italiani e l’azienda prepara la sua spending review, puntando a eliminare i consulenti esterni, ridurre drasticamente i dirigenti e tagliare in media del 25% le retribuzioni di personale diretto e indiretto. Nell’intervista del 6 dicembre scorso a Il Messaggero l’ad Paolo Mutti lo aveva preannunciato: «Non siamo più la Texas di un tempo. Qui è tutto sovradimensionato: spazio, costi, occupazione. Dobbiamo guardare in faccia i problemi che abbiamo e capire che la soluzione dipende da noi. Non arriverà un cavaliere bianco a salvarci: se ci salveremo dipenderà da noi». Ieri mattina, nell’incontro con i sindacati in Unindustria, la società ha cominciato a prospettare le prime soluzioni, a partire dall’azzeramento della contrattazione di secondo livello. «Un passaggio delicatissimo», dice Giuseppe Ricci (Fim Cisl) in vista dell’assemblea in programma nel pomeriggio di oggi in fabbrica per fare il punto con i lavoratori, già in cassa integrazione straordinaria fino all’agosto prossimo.



«Di sacrifici i lavoratori ne hanno fatti già tanti - dice Ricci - Ora se ne chiedono altri ma senza certezze in cambio. L’unica cosa chiara è che senza un intervento deciso sui costi l’azienda rischia di soccombere. Diventa così importante accelerare sull’accordo di programma Ministero-Regione perché da lì possono arrivare opportunità anche per Solsonica». L’azienda ha appena incassato l’omologa del Tribunale all’accordo di ristrutturazione del debito da 48 milioni di euro con le banche e, parola dell’ad Mutti, si prepara a un 2014 all’insegna della ripartenza.

«Vogliamo tornare il prima possibile a realizzare i volumi che raggiungevamo nel 2011 e 2012. O meglio, superarli», ha detto Mutti a una rivista del settore. Nei piani dell’azienda anche la ricerca di partner industriali con cui condividere investimenti e fatturato ma anche su questo fronte pesa il dato dei costi del personale, eredità degli anni d’oro della Texas e della Eems. Sul punto Luigi D’Antonio (Fiom) è cauto: «Il tema è sul tavolo. La messa in efficienza dell’azienda è una delle condizioni da rispettare nel piano di ristrutturazione del debito su cui vigilano tribunale e banche. Ma prima di azzardare cifre e mosse serve un confronto con i lavoratori». Che andrà in scena oggi pomeriggio e non sarà una passeggiata.



IL NODO ENTERPRISE

Difficile resta anche la situazione Enterprise: ieri ai 22 addetti della nuova società è stato di nuovo vietato l’ingresso nello stabilimento perché non sarebbe in sicurezza, in realtà perché il livello di scontro e di confusione è tale da non autorizzare alcuna soluzione. I 22 che avevano scelto di passare dalla vecchia alla new Enterprise hanno terminato la cassa ordinaria: per loro l’azienda ha chiesto il licenziamento collettivo, Fim e Uilm la cassa integrazione straordinaria. c’è da capire se sussistano le condizioni per concederla.

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