Atac, gelo del Campidoglio sui super-consulenti costati oltre 12 milioni

Atac, gelo del Campidoglio sui super-consulenti costati oltre 12 milioni
di Lorenzo De Cicco
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Sabato 24 Marzo 2018, 08:04 - Ultimo aggiornamento: 08:06
«Su Atac serve un cambio di passo radicale, le parole dei giudici non preannunciano nulla di buono. E contengono una forte critica nei confronti dei consulenti arruolati per il concordato, che non ci sono costati poco, anzi...». Lo sfogo è di un esponente di primo piano dell'amministrazione Raggi e arrivano a poche ore dal decreto del Tribunale fallimentare che ha messo in rilievo «profili di inammissibilità» nel piano presentato dalla partecipata del Campidoglio, gravata da un debito di 1,3 miliardi. Nel quartier generale di via Prenestina, tra una riunione e l'altra per studiare le prossime mosse, ripetono «calma e gesso», c'è la convinzione che i margini per arrivare a un verdetto finale positivo ci siano ancora, nonostante la sequenza di lacune messe in evidenza dai magistrati. Ieri l'azienda ha diramato un comunicato per dire che il Tribunale «non si è pronunciato sull'ammissibilità della proposta concordataria», ma ha dato tempo all'azienda «fino al 30 maggio per apportare le integrazioni richieste e produrre documenti integrativi».

A Palazzo Senatorio il clima è diverso. La preoccupazione trapela da chi ha seguito in questi mesi la pratica Atac. Nel mirino finiscono i super-consulenti esterni ingaggiati per l'operazione concordato, incarichi costati oltre 12 milioni euro. Carte alla mano, i magistrati fallimentari hanno considerato «del tutto indeterminati» e «non supportati da alcun elemento concreto» alcuni pilastri del piano industriale come l'aumento dei ricavi pubblicitari e la digitalizzazione, hanno giudicato «del tutto insufficiente» e «non attendibile» la perizia sul valore degli immobili, senza «riscontro» la stima sul valore degli autobus e del magazzino, «non comprensibile logicamente» quella sul valore dei treni, «insufficiente» la stima generale dei beni non strumentali. Anche l'idea di pagare con i bond (in gergo tecnico si chiamano strumenti partecipativi) i creditori, nello stesso periodo in cui avrebbe dovuto essere rimborsato il Campidoglio, proprietario di Atac, per i giudici è un'«operazione che appare non conforme a legge», perché «strumento elusivo delle norme in tema di trattamento dei crediti postergati».
Una sfilza di annotazioni, raccolte in 20 pagine di decreto, accolte con preoccupazione nel M5S e tra i consiglieri della sindaca Virginia Raggi. Nonostante questo, gli esperti esterni non verranno allontanati - toccherebbe aumentare ulteriormente i fondi per le consulenze - anche se non è escluso che nelle prossime settimane possano arrivare alcuni innesti.

VERTICE A PALAZZO SENATORIO
Di sicuro in Comune sono convinti che sia fondamentale accelerare il più possibile sulle «integrazioni» chieste dai giudici, anche per questo tra lunedì e martedì i manager dovrebbero essere convocati in Campidoglio.
In questa fase delicata, Raggi non vuole scossoni in azienda. E conferma piena fiducia al presidente e ad Paolo Simioni. Le opposizioni però attaccano lancia in resta e chiedono una seduta straordinaria dell'Assemblea capitolina. Ilaria Piccolo (Pd), vicepresidente della Commissione Trasporti, chiede che «Simioni venga ascoltato al più presto». Per Davide Bordoni, capogruppo di Forza Italia, sarebbe stata dimostrata «l'incapacità della giunta grillina», mentre Fabrizio Ghera di Fdi sostiene che ora «l'azienda è a rischio fallimento». In allarme anche i sindacati, compresa la sigla filo-grillina CambiaMenti, capeggiata dall'autista Micaela Quintavalle, che ieri commentava così: «Il concordato è stato utilizzato con modalità completamente errata».
 
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