A Palazzo Senatorio il clima è diverso. La preoccupazione trapela da chi ha seguito in questi mesi la pratica Atac. Nel mirino finiscono i super-consulenti esterni ingaggiati per l'operazione concordato, incarichi costati oltre 12 milioni euro. Carte alla mano, i magistrati fallimentari hanno considerato «del tutto indeterminati» e «non supportati da alcun elemento concreto» alcuni pilastri del piano industriale come l'aumento dei ricavi pubblicitari e la digitalizzazione, hanno giudicato «del tutto insufficiente» e «non attendibile» la perizia sul valore degli immobili, senza «riscontro» la stima sul valore degli autobus e del magazzino, «non comprensibile logicamente» quella sul valore dei treni, «insufficiente» la stima generale dei beni non strumentali. Anche l'idea di pagare con i bond (in gergo tecnico si chiamano strumenti partecipativi) i creditori, nello stesso periodo in cui avrebbe dovuto essere rimborsato il Campidoglio, proprietario di Atac, per i giudici è un'«operazione che appare non conforme a legge», perché «strumento elusivo delle norme in tema di trattamento dei crediti postergati».
Una sfilza di annotazioni, raccolte in 20 pagine di decreto, accolte con preoccupazione nel M5S e tra i consiglieri della sindaca Virginia Raggi. Nonostante questo, gli esperti esterni non verranno allontanati - toccherebbe aumentare ulteriormente i fondi per le consulenze - anche se non è escluso che nelle prossime settimane possano arrivare alcuni innesti.
VERTICE A PALAZZO SENATORIO
Di sicuro in Comune sono convinti che sia fondamentale accelerare il più possibile sulle «integrazioni» chieste dai giudici, anche per questo tra lunedì e martedì i manager dovrebbero essere convocati in Campidoglio.
In questa fase delicata, Raggi non vuole scossoni in azienda. E conferma piena fiducia al presidente e ad Paolo Simioni. Le opposizioni però attaccano lancia in resta e chiedono una seduta straordinaria dell'Assemblea capitolina. Ilaria Piccolo (Pd), vicepresidente della Commissione Trasporti, chiede che «Simioni venga ascoltato al più presto». Per Davide Bordoni, capogruppo di Forza Italia, sarebbe stata dimostrata «l'incapacità della giunta grillina», mentre Fabrizio Ghera di Fdi sostiene che ora «l'azienda è a rischio fallimento». In allarme anche i sindacati, compresa la sigla filo-grillina CambiaMenti, capeggiata dall'autista Micaela Quintavalle, che ieri commentava così: «Il concordato è stato utilizzato con modalità completamente errata».
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