Una bocciatura netta, come sancito dalle delibere di giunta, in cui si richiede «la deroga alle prescrizioni ministeriali circa il numero minimo di alunni per il mantenimento dei plessi scolastici montani». Un’istanza, quest’ultima, che fa il pari con quelle già presentate dagli istituti di Amatrice, Leonessa, Cittaducale, Petrella Salto e Casperia. «E pensare che all’incontro di metà novembre in Provincia era presente anche il nostro sindaco, Deborah Vitelli, rimasta colpevolmente in silenzio nel momento in cui il primo cittadino di Cantalice, Silvia Boccini, ha manifestato il proprio assenso all’ipotesi di accorpamento tra il comprensivo D’Angeli e il Marconi – attaccano i consiglieri di minoranza di Poggio Bustone – Comportamento da irresponsabile, che rischia di vanificare quanto sancito nella precedente delibera di giunta. Anche alla luce della precaria situazione in cui versano le nostre scuole dopo il sisma dello scorso anno, inagibili e in attesa di un intervento. L’accorpamento col Marconi ne decreterebbe la morte naturale». Remore e timori che, oltre all’opposizione, hanno mandato in fibrillazione la maggioranza.
CASO POLITICO
Appreso da Il Messaggero dell’accordo D’Angeli-Marconi, alcuni consiglieri non hanno gradito. «Ma c’è di più – aggiungono dall’opposizione –. Quei consiglieri, dopo aver parlato con la Vitelli, hanno scritto una lettera di dissenso al dirigente scolastico del Marconi, al numero uno dell’Ufficio scolastico provinciale, Giovanni Lorenzini, e al sindaco di Cantalice, in cui precisavano la contrarietà dell’amministrazione di Poggio Bustone all’accorpamento. Solo successivamente, messa alle strette dalla minoranza e sentito il malcontento che stava montando in paese, il sindaco è uscito allo scoperto, firmando personalmente quello stesso documento, contrassegnato peraltro dal medesimo numero di protocollo e indirizzato anche a Regione e Provincia». Tra delibere di giunta, accordi e clamorosi dietrofront, la parola passa ora alla Pisana, che dovrà decidere se l’accorpamento tra il D’Angeli e il Marconi «s’ha da fare».
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