Un bambino di 3 anni per l'ospedale di Rieti ha solo una contusione, ma a Roma si scopre una frattura

Il referto dell'ospedale de Lellis
di Marco Ferroni
3 Minuti di Lettura
Venerdì 29 Settembre 2023, 00:10

RIETI - ​Ancora una storia di malasanità che arriva dall'ospedale reatino del San Camillo de Lellis. Questa volta a farne le spese è un bambino di appena tre anni e mezzo che, per convenzione, chiameremo Matteo.

Il racconto. Martedì Matteo era a scuola e nella classe, insieme alle maestre e i suoi compagni, stava eseguendo degli esercizi con la lavagna elettronica, la Lim. Alzandosi per interagire e rispondere alle domande delle insegnanti, Matteo inciampa e cade a terra, lamentando da subito un dolore nella parte sinistra del viso. Le maestre intervengono immediatamente applicando il ghiaccio nella parte dolorante e chiamando immediatamente i genitori che, una volta arrivati a scuola, riprendono il bimbo e si recano in ospedale. Al pronto soccorso del de Lellis il triage è immediato.

Nel frattempo, però, Matteo avverte dolore anche a una spalla.

Si decide quindi di attendere l’arrivo dell’ortopedico di turno per sottoporre il bambino a una visita specialistica. Al reparto, l’arto di Matteo viene mosso e viene visionato, senza però effettuare esami strumentali (lastre, tac, risonanze) e la diagnosi poi trascritta sul referto medico parla di forte contusione alla clavicola, per la quale si rende necessario tenere il braccio fermo per qualche giorno con un semplice fazzoletto al collo. 

La mamma, chiaramente, trattandosi di un bimbo vivace che a tre anni e mezzo è iper attivo nel corso della giornata, chiede al medico se è possibile ogni tanto togliere il fazzoletto e lasciare l’arto libero e la risposta è affermativa.

La scoperta. Ma Matteo, nonostante la diagnosi, nonostante gli antidolorifici prescritti, trascorre una notte insonne e con lui anche i genitori. «Non si è fatto togliere nemmeno la maglia - racconta la mamma - ed è stato un pianto continuo per tutta la notte, tnto che la mattina successiva, con mio marito abbiamo deciso di recarci al pronto soccorso dell’ospedale Bambin Gesù di Roma, dove Matteo è stato subito preso in carico e contestualmente ci è stato chiesto di mostrare gli esami effettuati a Rieti».

Ma a Rieti esami strumentali, come detto, non ne erano stati fatti e lo stupore dei medici del nosocomio romano sono espliciti. «Come hanno potuto parlare di forte contusione senza averla prima verificata?», si chiede un medico. 

Morale della favola: Matteo viene immediatamente sottoposto a raggi e la lastra evidenzia una frattura composta della clavicola sinistra, per la quale è servita una fasciatura immobilizzante che il bimbo dovrà portare per un mese filato, dopodiché per i successivi 60 giorni dovrà evitare il più possibile di subìre colpi accidentali o cadute per consentire all’articolazione di guarire del tutto. «Siamo sinceramente esterrefatti - conclude la mamma di Matteo - non è possibile ritrovarsi in queste condizioni, rispetto alla sanità, in un capoluogo di provincia. Sicuramente, prenderemo in considerazione azioni legali, laddove dovessero essercene i presupposti, perché passare da una diagnosi di contusione a una frattura ce ne passa». E anche tanto.

© RIPRODUZIONE RISERVATA