Oggi se vuoi incontrare Ajmone non è più in uno stanzino di redazione che lo devi cercare e nemmeno nei corridoi del Comune a cercare notizie e retroscena con le quali costruire un pezzo o demolire qualcuno. Ajmone consuma ancora le scarpe mitiche dei cronisti di una volta (adesso basta e avanza facebook, poveri noi!) ma per camminare solitario su e giù per una città che poco riconosce e che troppo poco riconosce lui, un giornalista a cui i panni del solo testimone sono sempre andati stretti, un ex partigiano a cui parteggiare è piaciuto a lungo, dividendo, facendo molto incazzare ma di più facendo pensare, che poi è la merce più rara, oggi più di ieri.
Anche stavolta ha ragione Ajmone: di auguri abbiamo bisogno più noi che lui. Però fa niente: Ajmone, auguri sinceri.
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