Rieti, lasciano mozziconi di sigaretta durante un furto: i ladri individuati dall’analisi del dna

Carabinieri
di Emanuele Faraone
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Sabato 16 Marzo 2024, 00:10

RIETI - Probabilmente erano talmente tranquilli e a loro agio, durante i furti in abitazione, da trovare il tempo per fumare qualche sigaretta, gettando poi a terra i mozziconi, prima di abbandonare la casa svaligiata oppure era la tensione del momento che li spingeva a fumare. Ma il dna lasciato in quelle sigarette fumate, per la precisione due Camel e due Marlboro, ha poi inchiodato due cittadini romeni - specializzati in “visite” in appartamento - uno dei quali è stato condannato a un anno e sei mesi dal tribunale di Rieti, mentre il complice risulta al momento irreperibile.
Una vicenda che risale al 2015, in occasione della denuncia di un furto avvenuto all’interno di una abitazione privata a Rocca Sinibalda, quando un vicino di casa, notando probabili segni di effrazione, segnalò al proprietario dell’immobile il sospetto di un possibile furto nella casa di lui.

La vicenda. Il proprietario, giunto subito sul posto da Roma, constatò poi l’avvenuto blitz dei ladri che, tramite effrazione e forzatura di una porta, si erano introdotti all’interno, mettendo le stanze a soqquadro, nella eventuale caccia di oro, contanti e preziosi. Trattandosi però di una seconda casa, il bottino finale non era stato particolarmente ricco, con la sottrazione di un paio di televisori, scarpe, occhiali da sole e altri oggetti di modesto valore.
Sul posto, dopo la chiamata alle forze dell’ordine da parte del proprietario della casa per effettuare denuncia, sopralluogo e rilievi, erano intervenuti i carabinieri del locale comando stazione di Rocca Sinibalda, diretto dal maresciallo Antonio Santilli.

Gli accertamenti. Nel corso degli accertamenti, vennero rinvenuti e repertati alcuni mozziconi di sigaretta, evidentemente lasciati sul posto dai ladri: due di marca Camel e altrettanti a marchio Marlboro.

Intanto, però, a causa di altri furti in appartamenti, due cittadini romeni erano finiti dietro le sbarre del carcere di Rieti, in regime di custodia cautelare e il loro modus operandi era stato ritenuto molto similare a quello messo in atto dagli ignoti che avevano commesso il furto a Rocca Sinibalda.

Gli esiti. Così, in carcere - a tutti e due i detenuti - erano stati prelevati dei campioni salivari, per poter essere comparati con quelli rinvenuti su altre sigarette repertate in altre abitazioni oggetto di furto. I campioni di saliva e i mozziconi di Camel e Marlboro erano quindi finiti nei laboratori e sotto la lente del Ris dei carabinieri per l’estrazione e la comparazione del dna, dando conferma ai sospetti degli investigatori dell’Arma e permettendo così di attribuire ai due romeni anche il furto di Rocca Sinibalda, con il sospetto - ma senza mai la certezza - che fossero loro gli autori di altri furti avvenuti in zona in quel periodo. Per quel colpo, il cittadino romeno, nei giorni scorsi, è stato condannato dal giudice monocratico del tribunale di Rieti a un anno e 6 mesi mentre l’altro, irreperibile, è per il momento sfuggito alla giustizia.

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