Oliveto Sabino e le sue comunità commosse per salutare il “buono” Mauro Fabrizi / Le foto

I funerali (foto Meloccaro)
di Sabrina Vecchi
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Giovedì 20 Aprile 2023, 00:10

RIETI - Oliveto Sabino in fermento che «nemmeno per le celebrazioni di Santa Prassede», osa dire il parroco, don Sante Paoletti, ricordando durante le esequie Mauro Fabrizi, morto a 62 anni venerdì scorso, in un incidente stradale sulla Salaria. Paese listato a lutto, ma anche tappezzato del sorriso bonario del compaesano più vitale e disponibile che qui si sia mai ricordato. «Era più famoso del sindaco, nei paesi capita che ci sia un punto di riferimento, una persona che faccia da portavoce per le iniziative della comunità, e lui partecipava proprio a tutte», si dice sul sagrato, troppo piccolo per contenere tutti. Ad accogliere il feretro e a stringersi intorno alla famiglia, i familiari, gli amici del teatro, quelli della Pro loco, gli amministratori, il paese intero insieme a molti reatini, dato che Mauro viveva ormai da anni a Santa Rufina.

 

La partecipazione. Tra la folla anche l’ex sindaco di Rieti Antonio Cicchetti, che non è voluto mancare per l’ultimo saluto a un caro amico: «Era un piacere incontrarlo dal macellaio, ci si parlava bene, con piacere». Esposta sul carro funebre e dal balcone della casa nativa, la sua gigantografia, con tanto di “ruccica” tra le mani e una frase dialettale che ben esplicita il suo modo di fare. Attivo e instancabile, Mauro c’era sempre per tutti e per qualsiasi cosa gli si proponesse di fare. Ed è principalmente il suo carattere bonario e collaborativo il motivo della grande risposta affettiva e sconcertata per la sua morte. 
«Con tutto quello che ho letto sui social, mi viene da pensare che l’omelia l’abbia già fatta tutta la gente che gli ha voluto bene», dice il parroco.

Intanto, le lacrime rigano le guance di tutti coloro che si stringono in silenzio intorno alle tre donne della sua vita, le figlie e la moglie, e poi ai due fratelli, ai nipoti. Sulla bara, la sciarpa della Lazio, di cui era un grande tifoso, ma che era solo una delle sue tantissime passioni, insieme a quella fortissima per i fuochi d’artificio, tanto che «ogni occasione era buona per sparare». Come spesso accade, i gesti di generosità compiuti in vita emergono solo dopo la morte: un aiuto discreto che Mauro Fabrizi aveva molto seminato e di cui nel pomeriggio di ieri a Oliveto si sono visti singhiozzi e frutti. Proprio sabato scorso, il giorno successivo all’incidente, sarebbe dovuto volare a Bruxelles per stare accanto a un amico malato. E per il sisma del 2016, in molti ricordano tutto il materiale che Mauro fece uscire dal suo negozio di antinfortunistica di via Matteotti, perché fosse di aiuto alle persone delle zone colpite. «Solo l’amore resta - afferma il sacerdote - e grazie per aver sempre rallegrato questa comunità. In Paradiso starai già organizzando qualcosa e, secondo me, San Pietro ti ha già redarguito per il troppo scompiglio che hai portato».

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