Una questione di ordine pubblico, che il sindaco vuole far rispettare a tutti i costi. Per fotografare la realtà, Cicchetti ancora una volta non usa mezzi termini: «Esiste un’emergenza migranti, ma non solo qui, in tutta Italia. Gli episodi che valutiamo da qui, da una città che era una cartolina della vita tranquilla, sono all’ordine del giorno in altre realtà. Penso, a esempio, a ciò che accade alla stazione Tiburtina. Serve una reazione dura e ferma».
Una presa di posizione che il sindaco ha già assunto in alcune situazioni, dove ci sono stati già interventi. «Al Borgo la situazione stava degenerando – spiega – e abbiamo chiesto l’intervento su un appartamento dove c’erano 10 persone. Lì c’era chiasso anche alle 3 di notte. Ora la gente del posto può respirare. Siamo intervenuti anche nella zona tra via Pennina e via Varrone, chiedendo più passaggi di volanti. E poi siamo in contatto costante con le forze dell’ordine: sono stato io in persona qualche sera fa ad allertare la Questura, quando alcuni immigrati aveva acceso dei fuochi sotto ponte Cavallotti».
Cicchetti entra nel suo campo e, da politico, amplia il ragionamento, va oltre i confini comunali, analizzando in maniera complessiva ciò che accade a Rieti e in altre città. «E’ evidente che se si accolgono solo giovani sui 30 anni – dice – per lo più uomini, si arriva a questi risultati. Se non fanno nulla durante il giorno, è più facile che la notte facciano confusione. Chi lavora, la notte dorme. E poi l’altro problema è la mancanza delle famiglie. Se avessimo accolto intere famiglie che scappavano dalla guerra, sarebbe stato diverso. Avrebbero avuto punti di riferimento, sarebbero stati insieme secondo il principio del focolare».
Una riflessione che porta alla situazione delle forze dell’ordine. «Finora abbiamo avuto un grande aiuto dalle forze dell’ordine – conclude il sindaco – ma è chiaro che servono più agenti. Questo non è un problema di Rieti, ma nazionale. Servono più persone e servono più giovani: le forze dell’ordine, come i vigili del fuoco, pagano carenze di organico e mancanze di nuovi ingressi. L’età media è alta e affrontare certe situazioni a 30 anni non è come affrontarle a 55. Mi auguro che presto si rifletta su questo. Intanto, noi vigiliamo e lo facciamo in maniera diretta. Non servono i tavoli, quelli li lasciamo ai falegnami. Noi ci preoccupiamo di far sì che la nostra gente viva tranquilla».
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