RIETI - Maiale di provenienza certificata, sale, pepe, aglio e rosmarino. Nulla di più, oltre a una cottura speciale, per la porchetta dei fratelli Crosti, tra le attività che saranno premiate dalla delegazione di Rieti dell’Accademia italiana della Cucina, con il riconoscimento dedicato a Massimo Alberini. «Ne siamo felici, ci stanno arrivando tanti messaggi», spiega il titolare Enzo Crosti. Difficile non essersi fermati almeno una volta davanti al suo chiosco di Cotilia, per un panino «con tanta crosta» e una bevuta di acqua sulfurea.
La storia. C’era solo lo stabilimento termale, quando il fratello Sandro decise di aprire un piccolo punto di ristoro. Era il 1971: «Mandarono via gli ambulanti da Rieti, poi da Cittaducale - spiega Enzo - per cui mio fratello si mise qui, dall’altra parte della strada. Comprese che c’era transito e ci restò». Il laboratorio è sempre rimasto nella nativa Cantalice, dove i genitori Quirino e Margherita nel primo dopoguerra aprirono l’attività: «Ai tempi facevamo solo porchetta, poi a fine anni ‘60 abbiamo aperto una macelleria rimasta fino agli anni ‘90. Lì, in piazza della Repubblica, c’è ancora il laboratorio dove lavora mio figlio Alessandro». Enzo si sposa con Roberta e iniziano entrambi a lavorare a contatto con il pubblico, a ridosso delle Terme. «Nel 2010 è morta mia madre, nel 2011 mio fratello, dopo soli tre mesi in un brutto incidente è morto Andrea, che lavorava con noi ed era come un fratello. Sono rimasto solo e non avevo mai fatto la porchetta, ma dopo aver osservato una vita mi sono reinventato subito». Mamma Margherita condiva senza pesare, tutto “a occhio”, ma i figli seppero rubarle il mestiere. «Pesavamo prima i prodotti e poi li ripesavamo per capire le dosi: a forza di farlo abbiamo compreso tutto». E si deve a Sandro e Margherita l’idea di rendere la porchetta più digeribile e meno speziata: «Un tempo era un cibo da osteria, molto saporito e pesante.