Rieti, agente di polizia penitenziaria aggredito da un detenuto al de Lellis. Il Sappe: «Servono provvedimenti»

Il carcere di Vazia
di Riccardo Fabi
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Martedì 1 Agosto 2023, 11:16 - Ultimo aggiornamento: 3 Agosto, 15:24

RIETI - Continua la violenza nelle carceri. Pagano gli agenti penitenziari e questa volta è successo a Rieti, dove un detenuto proveniente dalla Rems, ricoverato nel reparto diagnosi e cura dell’ospedale San Camillo  de Lellis, ha aggredito un agente in servizio. Un pugno all’orecchio sinistro, per colpa di uno sguardo che avrebbe infastidito il recluso.

Uno sguardo di troppo per un’aggressione, l’ennesima nel Reatino e numerose nelle case circondariali del Lazio.  Quotidianamente gli agenti vengono aggrediti per futili motivi. Vittime di violenze, che spesso finiscono in prognosi ospedaliera con traumi o danni, solo perché svolgono il loro mestiere. Immediata la denuncia dei sindacati, che colpevolizzano questi “reati” ai danni del personale penitenziario, sottolineando che gli agenti non sono carne da macello e vanno urgentemente accesi dei riflettori su questi fatti.

Immediata la reazione del segretario nazionale per il Lazio del Sindacato autonomo di polizia penitenziaria, Maurizio Somma: «Il Sappe, il primo sindacato di polizia penitenziaria ancora una volta evidenzia l'inefficienza dell'amministrazione penitenziaria. Non passa giorno in cui i poliziotti in servizio nel distretto laziale non siano vittime di episodi violenti da parte dei ristretti», spiega Somma.

«Tutto ciò è sconcertante - aggiunge il segretario - soprattutto per l'inerzia e la mancanza di provvedimenti da parte degli organi preposti.

Non sono più rinviabili azioni risolutive che pongano fine a tali azioni violente. Quanto può resistere ancora il personale di polizia penitenziaria in servizio nella Regione Lazio e nella casa circondariale di Rieti in particolare, in emergenza ormai ogni giorno?», conclude Somma.

Denuncia il fatto anche il segretario generale del sindacato autonomo Donato Capece, «la situazione è sempre più critica – spiega Capece – colpa di una popolazione detenuta refrattaria al rispetto delle regole, abituata da anni alla consapevolezza che tutto gli è dovuto.

Chiediamo l'immediata applicazione dell'articolo 14 bis dell'ordinamento penitenziario, che prevede restrizioni adatte a contenere soggetti violenti e pericolosi. Sarebbe opportuno dotare al più presto la polizia penitenziaria del taser o, comunque, di altro strumento utile a difendersi dalla violenza di delinquenti che non hanno alcun rispetto delle regole e delle persone che rappresentano lo Stato», conclude il segretario generale.

Una situazione allo stremo, come quotidianamente segnalano i sindacati. Una soluzione da trovare velocemente, magari aumentando il numero di personale all’interno delle strutture di Rieti e del Lazio. Sicuramente gli agenti Penitenziali, hanno bisogno di qualche attenzione in più, prima che la cronaca sottolinei qualche pagina buia di casi di questo tipo.

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