Rieti, dalla gara dell'addio a quella
dell'esordio da team manager:
le tre partite indimenticabili
del 2016 di Picchio Feliciangeli

L'emozione di Picchio Feliciangeli il giorno dell'addio al basket giocato
di Emanuele Laurenzi
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Giovedì 29 Dicembre 2016, 13:04 - Ultimo aggiornamento: 13:06
RIETI - La partita dell’addio, la partita della nuova vita, la partita della grinta da leoni. Sono le tre perle del 2016  di Picchio Feliciangeli. Le tre gare che non dimenticherà di quest’anno per lui particolarissimo. L’anno in cui ha contribuito a salvare Rieti al suo ritorno in serie A, l’anno in cui ha smesso di fare ciò che ha fatto per una vita intera, l’anno in cui ha cominciato la sua seconda vita ai bordi del parquet, sempre piazzato appena pochi centimetri fuori dalla linea di fondocampo. Un anno che tutti i tifosi ricorderanno per quella conferenza stampa nella quale un Feliciangeli sudato e stremato, scoppiò in lacrime annunciando il suo addio alla pallacanestro giocata. E allora eccole le tre «gare icona» di questo 2016 di Picchio Feliciangeli raccontate da Picchio Feliciangeli. Con un «fuoriclassifica» che non fa parte del 2016 ma che, in qualche modo, fa da cornice a quest’anno.

Rieti-Tortona 81-78 del 17 aprile 2016: «E’ stata la mia ultima gara in casa. La gara più emozionante, l’apice della mia maturità sportiva. Sapevo che sarebbe stata la fine della mia carriera. Ne ero consapevole. Ero concentrato perché volevo che finisse in un certo modo, perché volevo completare la mia carriera in un certo modo. La vittoria più importante della passata stagione, perché ci ha dato la salvezza matematica. E’ stato come mettere l’ultimo tassello di un puzzle, quello che mancava per completare il quadro».

Rieti-Treviglio 96-67 del 9 ottobre 2016: «La prima partita di quest’anno qui al PalaSojourner è stata la partita nella quale ho capito davvero che non ero più un giocatore. Quando sono entrato per l’esordio stagionale qui a Rieti, nel mio palazzo, ho capito che stava cominciando la mia nuova carriera da team manager. E’ stato quello il vero momento del distacco dal basket giocato. Un insieme di sensazioni e emozioni uniche. E’ stato come l’esordio da ragazzo, come le prime partite. Quelle con i crampi allo stomaco, l’emozione che ti blocca, la commozione. Negli anni, da giocatore, ho imparato a canalizzarle quelle sensazioni e a trasformarle in energia sul campo. Quel giorno, contro Treviglio, ho cominciato davvero la mia nuova carriera».

Rieti-Siena 69-61 del 6 aprile 2016: «La ricordo come una vittoria importantissima e bellissima. Quella che ci ha davvero spianato la strada verso la salvezza raggiunta poi nella gara contro Tortona. Quella Siena era una grande squadra, piena di talento e sicuramente superiore a noi. Eppure in campo quella superiorità non si è vista. In campo è scesa una squadra di leoni, non ci siamo mai fatti mettere i piedi in testa e abbiamo vinto una gara difficilissima. Dopo le difficoltà delle giornate precedenti, abbiamo dato il via al nostro strepitoso finale di stagione».
Come per il presidente Peppe Cattani, anche per Picchio Feliciangeli c’è un «fuoriclassifica», una partita che avrà sempre un posto speciale nel cuore e che, pur non essendo inserita in questo 2016, è in qualche modo legata a quest’anno e a questo periodo. «Inutile negarlo – dice Feliciangeli – ma c’è una gara che per me ha un sapore particolare. E’ la prima della passata stagione, quella con Ferentino qui al PalaSojourner. A quarant’anni ho fatto il nuovo esordio in serie A e l’ho fatto qui a Rieti. Impossibile da dimenticare». La partita, per la cronaca, si giocò il 3 ottobre 2015 e finì con la vittoria di Ferentino per 70-83, ma mai, come in questo caso, è il caso di dire che il punteggio è buono solo per il libro delle statistiche. 
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