Esplosione sulla Salaria, i funerali di Stefano e Andrea: vicino alle bare anche i figli

Esplosione sulla Salaria, i funerali di Stefano e Andrea: vicino alle bare anche i figli
di Raffaella Di Claudio e Daniela Melone
5 Minuti di Lettura
Martedì 11 Dicembre 2018, 11:52 - Ultimo aggiornamento: 20:37

RIETI - Iniziati i funerali di Stefano Colasanti e Andrea Maggi: don Paolo Blasetti, parroco della Cattedrale, guida la preghiera all'arrivo dei feretri. La Cattedrale di Santa Maria non riesce a contenere i tanti fedeli e per chi resta fuori è in funzione un altoparlante.

«La musica dell'organo ci aiuti ad elevare l'anima e i pensieri a Dio», dice don Paolo invitando al silenzio.
Nelle prime file, composte, si stringono le famiglie delle vittime. Da un lato i familiari di Stefano, dall'altro quelli di Andrea.
 

 


La mamma di Stefano Colasanti trova la forza di cantare. «Siamo stretti anche fisicamente attorno alle famiglie di Stefano e Andrea - esordisce il Vescovo - Vogliamo esprimere non solo l'amicizia ma anche la vicinanza in questo luogo dove risuonano le parole della salvezza che viene da Dio».


Flavio, il figlio di 8 anni di Andrea Maggi, è seduto in prima fila, davanti alla bara coperta di fiori bianchi e rosa di papà Andrea. Sì guarda intorno spaesato e piange abbracciato ai suoi cari. Accanto alle bare c'è il picchetto d"onore dei vigili. Sulla bara di Stefano il tricolore, il casco da vigile e il pallone da calcio. Vicino la figlia Benedetta di 17 anni.

IL RICORDO DELLA FIGLIA DI STEFANO COLASANTI
Commovente il ricordo di Stefano Colasanti fatto dalla figlia Benedetta, 17 anni, che in chiesa ha preso la parola, parlando a braccio. «Papà - parla con voce ferma  Bendetta - era straordinario, fuori dal normale. Mi viziava ma allo stesso tempo pretendeva tanto da me. Non gli ho mai tolto la soddisfazione dello sport, sono sempre stata impedita! Il mio papà faceva un lavoro tosto ma era tosto anche lui. Lo stesso coraggio che ora sta dando a me adesso. Il pompiere paura non ne ha, ma io penso che papà abbia avuto tanta paura ma in quel momento il coraggio ha prevalso e voglio che ora prevalga su tutti, lui ne sarebbe contento. Era grande non solo perché era vigile del fuoco ma perché era mio papà. Mi ha sempre insegnato a sorridere e stringere i denti, magari battere i pugni ma farmi valere sempre. Tanta gente che non conosco mi ha ringraziata, tutta la forza che ho ora l'ho chiesta a lui,  e lui me la sta dando,  a me e la mia famiglia, i colleghi e le ragazze che allenava. Ci dobbiamo far forza e stringere i pugni, ringraziarlo e ridere cone faceva lui. Dobbiamo asciugarci le lacrime e portare avanti il suo sorriso, ora mi guarda dall'alto de faccio qualche furbata. Ringrazio tutti, non pensavo che ci fosse tutta questa gente».

I FAMILIARI DI ANDREA MAGGI
Un nipote di Andrea, insieme al figlio, legge una lettera del piccolo. Cin sono poi parole di ricordo da parte dei fratelli e dei familiari. Il fratello di Stefano Colsanati, poliziotto presso la Questura di Rieti, ha suonato il silenzio, incoraggiato dai colleghi. Un momento molto toccante.


L'OMELIA DEL VESCOVO
«La vita è fragile ed imprevedibile, sottoposta a continui test di sopravvivenza, anche se ce n’è sempre uno che non si supera. E, tuttavia, proprio l’imprevedibilità fa la vita drammaticamente preziosa, al punto da non poterne sprecare alcun istante». Esordisce così il vescovo di Rieti, monsignor Domenico Pompili nell’omelia delle esequie di Stefano e Andrea in una Cattedrale che non riesce ad accogliere i tanti presenti.

Chi non ha sprecato istanti preziosi è certamente Stefano che, aggiunge il pastore della Chiesa di Rieti «invece di tirar dritto si è fermato essendo, per altro, ben consapevole del rischio, anzi affrontandolo apertamente, pur di aiutare qualcuno con la sua voce che gridava di scappare altrove. Anche Andrea si è mosso per andare da un suo amico, il cui luogo di lavoro era in fiamme. Anche lui poteva starsene tranquillo, a debita distanza, e invece si è ritrovato in mezzo al fuoco».

Ricorda, il vescovo Domenico, la quotidianità vissuta da Stefano e Andrea: «Stefano andava a Monterotondo fuori servizio e Andrea era a casa. Quando all’improvviso sono stati richiamati dal fuoco di gas sulla Salaria. Sono stati attratti, risucchiati e, quindi, scomparsi. Il tutto nel breve volgere di qualche minuto».

«Crediamo – ha aggiunto Pompili - che Stefano ed Andrea non sono perduti, ma che proprio l’amore per gli altri di cui hanno dato prova, ha raggiunto e avvolto loro per primi. Si nasce incendiari e si muore pompieri, si usa dire con un certo sarcasmo per dire del tradimento degli ideali giovanili. In realtà, alla luce di quel che è accaduto, questo proverbio ha un’altra possibile lettura: è facile appiccare il fuoco, difficile è domarne le fiamme. C’è bisogno di gente come Stefano ed Andrea per spegnere il fuoco di un mondo che è – un po’ come la via Salaria – a rischio permanente. Per questo ciò che è più richiesto sono donne e uomini che sanno correre il rischio e non fuggire davanti al pericolo. Ciò che mette in sicurezza la vita degli altri è soltanto il coraggio di chi non pensa a sé stesso. E' questa la fede che manda avanti il mondo nonostante rischi di incendiarsi ogni giorno».
 
I PRESENTI ALLA CERIMONIA FUNEBRE
Presenti alla cerimonia funebre i parlamentari reatini Fabio Melilli, Paolo Trancassini e Gabriele Lorenzoni. Insieme a loro anche l'assessore regionale Claudio Di Berardino e il consigliere regionale Fabio refrigeri. Presente il sindaco della città, Antonio Cichetti, il sindaco di Montelibretti Luca Branciani, il sindaco di Amatrice Filippo Palombini, quello di Cittaducale Leonardo Ranalli e di Fara Sabina, Davide Basilicata.

E' presente anche Giorgia Meloni, presidente nazionale di Fratelli d'Italia. Alla cerimonia ci sono anche i massimi dirigenti del Corpo dei vigili del fuoco, tra cui il portavoce nazionale Luca Cari.

LA PAROLE DELLA MELONI
«Sono a Rieti perché lo Stato deve esserci ci attiveremo per fare in modo che sia conferita a Stefano la medaglia d'onore».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA