Strage alla centrale di Suviana: 3 morti, 5 feriti gravi, 4 dispersi. Mattarella: «Fare chiarezza»

Deflagrazione a quasi 50 metri sotto il livello del lago di Suviana

Strage alla centrale di Suviana: 3 morti, 5 feriti gravi, 4 dispersi. Mattarella: «Fare chiarezza»
di Claudia Guasco
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Mercoledì 10 Aprile 2024, 00:01 - Ultimo aggiornamento: 07:59

Una donna si avvicina all’ingresso della centrale, cerca il marito. La notizia dell’esplosione è corsa in fretta tra i paesi attorno alla diga di Suviana, nell’Appennino bolognese, la più imponente in Italia con il suo bacino di oltre 40 milioni di metri cubi di acqua. Chi ha una persona cara che lavora qui arriva con il cuore gonfio di paura, cullando la speranza di rivederla viva. L’uomo raggiunge la moglie, si parlano attraverso il cancello. Poche frasi di rassicurazione, è sopravvissuto e questo basta. L’esplosione che alle tre del pomeriggio di ieri ha scosso la pancia della centrale idroelettrica di Bargi, affacciata sul bacino artificiale, non ha lasciato scampo a chi stava lavorando nel sottosuolo: quattro morti, avevano 46, 66 e 74 anni, tre dispersi, cinque feriti gravi. Il capo dello Stato Sergio Mattarella si è messo in contatto con il presidente della regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, si è informato sullo spaventosa deflagrazione, ha espresso il suo cordoglio per gli operai deceduti e solidarietà ai feriti, alle famiglie e ai colleghi di lavoro delle vittime, «auspicando che sia fatta piena luce sulla dinamica dell’incidente».

Esplosione alla centrale di Suviana, cosa è successo? I lavori, la turbina esplosa e l'incendio: tutte le ipotesi

LA TURBINA

Causa del disastro, stando ai primi, complicati sopralluoghi effettuati dai vigili del fuoco e alle testimonianze di due dipendenti lievemente feriti, sarebbe stata l’esplosione in un trasformatore collegato a una turbina.

Lo scoppio è avvenuto all’ottavo piano ribassato, mentre al nono piano si è verificata un’inondazione dovuta a un tubo di raffreddamento che ha allagato il locale per parecchi metri. «Le ricerche arriveranno fino a quaranta metri sottoterra. Si stanno attendendo delle squadre specialistiche di recupero, per affiancare le dodici squadre dei vigili del fuoco all’opera e raggiungere i vani invasi dall’acqua», sintetizza il direttore regionale dei Vigili del fuoco, Francesco Notaro. Che ieri sera non disperava di trovare ancora qualcuno in vita tra i dispersi: «Nonostante l’esplosione abbia determinato un allagamento, potrebbero avere raggiunto un ricovero da qualche altra parte della piastra». I soccorritori non si arrendono, i pompieri si calano con le bombole nell’acqua e arrivano dove possono, prima di immergersi devono aspettare che il calore perda intensità e il fumo si diradi. Si andrà avanti così per tutta la notte, sempre che l’allagamento non dovesse aumentare. Condizioni estreme per chi cerca di salvare vite e chi è rimasto là sotto, sommerso dall’acqua, a una sessantina di metri di profondità. Le notizie si accavallano, le conferme sono labili. Il sindaco di Camugnano, Marco Masinara, è tra i primi ad arrivare sul posto: «Pare ci sia stato anche il crollo di un solaio e i soccorsi sono molto difficili perché è entrato molto liquido di raffreddamento all’ottavo piano interrato». È un incidente terribile, dice sconfortato, «un dispiacere enorme: è stata colpita un’intera comunità, nostra e di Enel Green Power che qui ha un forte legame con tutte le persone che da anni lavorano alla centrale». Circa due anni fa nell’impianto di Bardi erano stati avviati interventi di manutenzione straordinaria, che si sono conclusi a marzo. In questo periodo erano in atto le fasi di collaudo e ieri si svolgevano i test su uno dei due gruppi di produzione di energia, operazione di «revamping» nella quale erano impegnati dodici addetti delle aziende esterne appaltatrici Abb e Siemens provenienti da Lombardia, Veneto e Liguria. Tutti nelle viscere della centrale quando, come precisa Enel Green Power, «un incendio ha interessato un trasformatore. Abbiamo tempestivamente attivato tutte le necessarie misure di sicurezza come da procedure interne per garantire il corretto svolgimento delle procedure di evacuazione a tutela del personale». La società «sta collaborando con tutte le autorità competenti, esprime cordoglio al personale coinvolto e alla famiglie, che rappresentano la priorità per l’azienda». L’ad Salvatore Bernabei si è recato a Bargi, «per seguire di persona l’evolversi della situazione». Ancora da chiarire le cause che hanno innescato la deflagrazione, mentre gli esperti analizzano gli scenari possibili sulla base del funzionamento dell’impianto. Tra le ipotesi, un problema elettrico che ha determinato lo sviluppo di una forte energia, con la conseguente esplosione che ha investito gli operai.

FERITA PER LA COMUNITÀ

Quando cala la sera la protezione civile dell’Emilia-Romagna monta tre torri faro da esterno e cinque sistemi di illuminazione di emergenza da interno nell’area del lago, la ricerca dei dispersi è faticosa e incessante. «L’incendio è stato domato, la struttura viene considerata non in pericolo di crollo, ma molti locali sono allagati e quindi bisogna capire dove i dispersi hanno trovato rifugio o sono rimasti intrappolati», fa il punto il sindaco di Bologna Matteo Lepore, anche lui accorso alla diga. I dettagli che ha raccolto mettono in fila la concatenazione degli eventi: «C’è stato un incendio in una turbina che era in manutenzione, il crollo strutturale di un solaio, delle tubature che si sono aperte e hanno inondato i vani». Sul posto, oltre alle squadre dei pompieri, sono schierati quattro elicotteri del 118, cinque ambulanze e un’automedica. C’è chi osserva da lontano, chi aspetta notizie e chi, come il sindaco di Castiglione dei Pepoli Maurizio Fabbri, presidente dei Comuni dell’Appennino, prova a dare parole a un dolore profondo. «Una tragedia di queste proporzioni è davvero un inferno, una tragedia per l’Italia - dice -. Anche la dinamica ci lascia davvero scossi, la difficoltà nel cercare i dispersi accresce l’angoscia. Questi laghi sono il simbolo della nostra storia e lo strazio rimarrà per sempre». Il capo della Procura di Bologna, Giuseppe Amato, aprirà un’inchiesta: «Faremo un’iscrizione di natura tecnica nei prossimi giorni per eseguire gli accertamenti che sono in primo luogo quelli sulle salme, quindi verificheremo se è necessario procedere alle autopsie e successivamente procederemo agli approfondimenti».

LA VICINANZA

L’ansia che accomuna è per chi ieri mattina si è messo in testa il caschetto prima di scendere al piano meno otto e adesso non c’è più, per chi è stato tirato fuori e lotta per sopravvivere. I cinque feriti gravi sono stati ricoverati negli ospedali di Parma, Forlì e Pisa, tra loro un operaio di 55 anni con ustioni su tutto il corpo trasportato nel reparto di rianimazione di Cesena e in prognosi riservata. «Seguo con apprensione la terribile notizia. Tutta la mia vicinanza e quella del Governo ai familiari delle vittime e ai feriti rimasti coinvolti. Un ringraziamento ai vigili del fuoco prontamente intervenuti, ai soccorritori e a quanti stanno lavorando in queste ore nella ricerca dei dispersi», il messaggio del presidente del Consiglio Giorgia Meloni. «Solidarietà e cordoglio alla comunità di Camugnano» dal senatore del Pd Pierferdinando Casini intervenuto in aula a Palazzo Madama. «Attendiamo dal Governo ulteriori informazioni su quanto avvenuto e che il Senato sia a disposizione di fronte a una vicenda che segna la comunità bolognese e l’intero Paese».

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