La richiesta di Berlusconi: agibilità politica o salta tutto

Silvio Berlusconi
di Carlo Fusi
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Giovedì 3 Aprile 2014, 08:08
Nel mezzo del braccio di ferro sulla riforma del Senato e ad una settimana dalla decisione dei magistrati se mandarlo ai servizi sociali o agli arresti domiciliari, Silvio Berlusconi varca il portone del Quirinale per un faccia a faccia con Giorgio Napolitano. E’ stato l’ex premier a chiedere il colloquio «per poter illustrare al capo dello Stato - precisa un comunicato del Colle - le posizioni del suo partito nell’attuale momento politico». Formula generica, forse volutamente. Perché l’incontro, sia per i protagonisti sia per il momento, comunque testimonia della criticità del passaggio politico in atto. Quanto Berlusconi viva malissimo la condanna per corruzione e le sue ricadute a livello personale è noto, ed è verosimile immaginare che anche in questa occasione abbia protestato la sua innocenza e la «persecuzione giudiziaria» di cui a suo avviso è fatto oggetto. Con un elemento in più. Si avvicinano le elezioni europee e l’assenza di Berlusconi dalla campagna elettorale è foriera di conseguenze negative per FI sotto il profilo del possibile consenso. L’ex premier si è presentato da solo, senza Gianni Letta (che però Napolitano l’aveva incontrato in mattinata ai Lincei), quasi a sottolineare il carattere personale del colloquio, ed ha ribadito al capo dello Stato le sue inquietudini per essere privato della fondamentale "agibilità politica". Di essere cioè disposto a tentare qualunque strada pur di evitare un esilio forzato dalla politica. Il contatto con Napolitano è partito dalla settimana scorsa. Era la vigilia della visita a Roma del presidente Usa, Barack Obama. In quell’occasione, il Cavaliere ha illustrato all’inquilino del Colle le sue perplessità sull’azione dell’Unione Europea e degli Usa riguardo la crisi ucraina, comunicando al presidente della Repubblica informazioni legate ai suoi contatti diretti con Vladimir Putin. E’ stato in quella circostanza che l’ex presidente del Consiglio ha avanzato una richiesta specifica alla prima carica dello Stato: un incontro per parlare del percorso delle riforme e della sua situazione personale alla vigilia della decisione dei giudici.





SCONTRO CON IL PD

Le ricostruzioni possibili sono varie, ma è verosimile che il piatto forte del colloquio sia stato il braccio di ferro di FI con Matteo Renzi e settori del Pd sulla "cancellazione" del Senato e la decisione di procedere prima con la modifica costituzionale per palazzo Madama e solo successivamente con l’Italicum: inversione di priorità che a FI non va giù.





ANSIA PER LE URNE

Il punto dolente sta proprio qui. Non perché Berlusconi minacci di abbandonare il tavolo delle riforme bensì perché se da un lato monta la protesta per una modifica del Senato ritenuta troppo sbilanciata a sinistra, dall’altra il premier Renzi continua ad insistere sul fatto che l’accordo del Nazareno con Berlusconi tiene e che calendario e contenuti saranno rispettati. Sullo sfondo resta l’incognita elettorale che per FI è un vero e proprio incubo. I sondaggi, infatti, continuano a mostrare un decremento di voti tale per cui Grillo arriverebbe secondo dopo il Pd. Se così fosse, nel partito berlusconiano potrebbero verificarsi lacerazioni fortissime e altrettante scosse telluriche riceverebbe l’intesa siglata con l’allora capo del Pd poi trasferitosi a palazzo Chigi. Chiaro che a quel punto l’intero quadro politico verrebbe scosso da uno tsunami dagli esiti imprevedibili. Ecco perché, nel ragionamento del Cavaliere, se lui fa campagna elettorale e FI tiene, tutto è più facile. In caso contrario, si aprirebbe uno scenario a tinte fosche.

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