Melania, il marito piange davanti al pm
«Basta, trovate l'assassino»

Salvatore Parolisi torna a casa dopo l'interrogatorio
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Venerdì 13 Maggio 2011, 10:02 - Ultimo aggiornamento: 12 Giugno, 21:29
dal nostro inviato Nino Cirillo

ASCOLI - Sul ring di queste indagini per l’omicidio di Melania Rea, alla fine, sono rimasti in due: il pm Umberto Monti e il caporal maggiore Salvatore Parolisi. Il match va avanti da 1.230 minuti -venti ore e mezzo, tre lunghissime riprese- e sembra ancora lontano da una conclusione. Due tipi così, freddi e ostinati ognuno nel proprio ruolo, potrebbero continuare ad affrontarsi per chissà quanto altro tempo ancora. Incrociarono i loro sguardi, per la prima volta, alle cinque di pomeriggio del 22 aprile, Venerdì Santo. Salvatore Parolisi uscì dalla caserma dei carabinieri di Ascoli solo dopo aver superato una martellante serie di domande, con studiati intervalli, per cinque ore buone. Stravolto, ma libero come era entrato. Si rividero, il pm e il caporale, diciotto giorni dopo, stavolta in Campania, prima a Somma Vesuviana e poi a Castello di Cisterna, per altre otto lunghissime ore. E il magistrato ne pensò un’altra: fece entrare e uscire da quella stanza Parolisi per ascoltare a uno a uno i parenti di Melania, con l’obbiettivo neanche tanto nascosto di fiaccarne la resistenza psicologica. Ma Salvatore non crollò, tornò a dormire a casa sua. Il pm Monti non si arrese.



Decise di passare la notte a Napoli e di riconvocare per l’indomani -siamo a questo punto a mercoledì 11 maggio, l’altro ieri- il vedovo di Melania. Altre sette ore e mezza di faccia a faccia, forse le più dure per Salvatore Parolisi, le più drammatiche, tanto che a un certo punto è crollato in un pianto di nervi e ha urlato: «Basta con queste domande, dovete trovarlo voi l’assassino di mia moglie». Già, l’assassino di sua moglie, la sua bellissima moglie, scomparsa dal pianoro di Colle San Marco poco dopo le due del pomeriggio di lunedì 18 aprile -ma lo racconta solo lui, senza che sia stato trovato ancora un vero riscontro- e ritrovata due giorni dopo, grazie a una telefonata anonima, nel bosco delle Casermette, una decina di chilometri in linea d’aria lontano. Morta probabilmente dissanguata dopo essere stata raggiunta da una trentina di coltellate. A Melania non vennero trovate addosso né monete né banconote. E l’altro pomeriggio il pm Monti se ne è ricordato, tornando a bomba proprio su quel particolare e aprendosi un varco che ha fatto vacillare davvero il freddo Parolisi. Come avrebbe potuto la donna andare fino ai bagni del ristorante «per riportarmi un caffè» se non aveva un soldo con sé? E come mai una curata ed elegante come lei aveva deciso di andare in bagno senza la sua borsa, che neppure alla Casermette venne trovata e invece rispuntò misteriosamente in casa della coppia, a Folignano, solo qualche giorno dopo?



Ma non è stato questo l’unico colpo del magistrato andato a segno. Monti a un certo punto ha chiesto con insistenza a Parolisi come abbia fatto, fin da subito, a descrivere ai carabinieri l’esatta posizione del cadavere di sua moglie in quel bosco. Proprio lui, che quel pomeriggio alle Casermette non ci arrivò mai. «Me lo disse il fratello di Melania, Michele» ha risposto in prima battuta. I carabinieri sono andati subito a controllare con Michele: «Si sbaglia, non gli ho raccontato niente». A Monti che lo incalzava, allora, Salvatore ne ha detta un’altra: «E’ stato il mio amico Raffaele Paciolla a mostrarmi una foto fatta sul posto con il suo telefonino». Ma non gli è andata bene neanche questa: Paciolla ha dettato una dichiarazione al suo avvocato in cui mette il telefonino a disposizione degli investigatori «perché io lassù non ho fatto nessuna foto». E non è riuscito a spiegare neanche al paziente Monti, il marito di Melania, perché mai quel pomeriggio del 20 aprile, dopo il ritrovamento del corpo di Melania, non abbia deciso di salire anche lui alle Casermette, insieme a Raffaele e al fratello di sua moglie, per un primo riconoscimento. In una zona che per giunta conosce benissimo perché è quella del poligono di tiro, dove va ad addestrare le sue soldatesse. Ma è finita come era cominciata. Nessuna di queste contraddizioni è apparsa sufficiente al pm Monti per prendere una qualsiasi decisione nei confronti di Parolisi. Resta una «persona informata dei fatti», anzi, come l’ha sarcasticamente bollato il Procuratore della Repubblica Renzo, «scarsamente informata dei fatti». Le ricerche che continuano lassù, hanno fatto ritrovare anche l’anello di Melania, il suo anello di fidanzamento con Salvatore -si conobbero otto anni fa-, con un solo brillante. E’ stato ritrovato a una certa distanza da dove venne recuperato il corpo e fa sorgere nuovi terribili interrogativi sulla sua fine: Melania l’ha involontariamente perduto mentre lottava contro il suo aggressore? Oppure l’ha simbolicamente lanciato contro di lui, come gesto di ultima sfida? Le indagini non si fermano. I carabinieri hanno ascoltato per tutta la giornata altre persone, altri possibili testimoni. Fra questi sicuramente dei militari, forse anche un superiore direttore di Parolisi. E per oggi, a Teramo, è prevista una nuova autopsia, tutta dedicata alle ferite che sarebbe state inferte post mortem, sempre nel disperato tentativo di decifrare la messinscena che sicuramente c’è stata. Al termine di questi nuovi esami, potrebbe anche essere data l’autorizzazione per funerali che i poveri parenti di Melania da giorni e giorni stanno aspettando.
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