Melania, l'autopsia: assassino ha tentato
di scannarla. Chiesto l'arresto di Parolisi

Salvatore Parolisi
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Venerdì 15 Luglio 2011, 13:03 - Ultimo aggiornamento: 15 Agosto, 00:12
ROMA - Una richiesta di misura cautelare in carcere stata emessa nei confronti di Salvatore Parolisi, marito e unico indagato per omicidio volontario aggravato di Melania Rea. La richiesta della procura di Ascoli Piceno è ora all'esame del gip Carlo Calvaresi.



L'autopsia depositata il 13 luglio. La perizia relativa all'autopsia effettuata sul corpo di Melania Rea dal medico legale Adriano Tagliabracci è stata depositata mercoledì 13 luglio. Potrebbe essere stato questo l'elemento, intrecciato alle testimonianze raccolte dai carabinieri e ai risultati degli accertamenti del Ris, che ha portato ad un'accelerazione dell'inchiesta e alla richiesta di arresto per Parolisi.



L'autopsia dovrebbe aver chiarito una serie di dettagli fondamentali per l'inchiesta. Oltre alle modalità dell'omicidio (Melania è stata raggiunta da una trentina di coltellate, di cui alcune inferte post mortem), il luogo stesso in cui è stata trucidata, probabilmente il Bosco delle Casermette a Ripe di Civitella (Teramo), dove è stato poi trovato il cadavere. Su questo punto, chiarito il quale si stabilirà anche di quale Procura è la competenza territoriale dell'inchiesta, hanno insistito anche altri accertamenti, geologici e botanici, In particolare, si è voluto vedere se sul corpo, i vestiti e le suole delle scarpe da ginnastica della donna, vi fossero spore di vegetali specifici, presenti in un luogo soltanto e non un altro.



Esclusa la presenza della Rea a Colle San Marco, luogo della scomparsa secondo il marito, e collocarla invece nell'altra pineta. Ad esempio, sono stati repertati aghi di Pino nero, una specie che però cresce sia sul pianoro ascolano sia al Bosco delle Casermette. Altre analisi hanno riguardato le celle telefoniche agganciate dai telefonini di Melania e Salvatore. Un approfondimento che però non avrebbe portato con certezza a collocare la coppia a Ripe di Civitella nella stessa ora.



Melania Rea è stata uccisa tra le 14 e le 15,30 a Rippe di Civitella (Teramo). È una delle indiscrezioni che trapelano sull’esito dell’autopsia, depositato nei giorni scorsi. Sorge a questo punto il problema della competenza territoriale, per la quale però andrebbero valutati anche altri elementi.



La donna è morta per anemia emorragica acuta due ore dopo l'ultimo pasto, un tempo che si può restringere a un'ora considerati gli effetti della caffeina (la donna aveva quindi bevuto un caffè). Melania non aveva bevuto alcol e non aveva avuto rapporti sessuali. Eventuali rapporti di questa natura sarebbero stati, sempre secondo quanto emerge dall'autopsia, consenzienti.



L’assassino ha tentato di “scannarla”, secondo il termine usato nell’autopsia depositata mercoledì scorso dal medico legale Adriano Tagliabracci. L’omicida l’avrebbe aggredita da dietro cercando con un coltello di colpirla alla gola, ma il tentativo di fuga della donna l’ha costretto ad accanirsi su di lei quando Melania, caduta durante la fuga, era a terra, supina. Le coltellate l’hanno raggiunta al capo, al collo e al tronco.



«Salvatore Parolisi è sbalordito da questa giustizia colabrodo» dice uno dei legali del caporalmaggiore, l'avvocato Nicodemo Gentile che oggi si trova ad Ascoli Piceno per seguire gli sviluppi procedurali dell'inchiesta, dopo la notizia della richiesta di arresto per il suo assistito. «L'indagato è una persona - osserva - e come tale va trattato con tutte le garanzie del caso. Un principio elementare che la Procura di Ascoli Piceno sembra avere smarrito».



La notizia di una richiesta d'arresto per Parolisi, che sarebbe stata depositata solo questa mattina, era nell'aria da giorni. A far decidere il pool della Procura, che coordina le indagini dei carabinieri, sarebbero state le risultanze degli accertamenti via via arrivati sul tavolo dei magistrati. «Siamo sicuri del nostro lavoro - ha dichiarato fino a ieri il comandante provinciale dei carabinieri, colonnello Alessandro Patrizio - e abbiamo fotografato la situazione a Colle San Marco». Il riferimento è alla presenza di Melania Rea sul pianoro ascolano, testimoniata dal solo Salvatore. Questo significa che la donna è stata portata direttamente, o è andata di propria volontà, nella pineta del Teramano in cui è stata trovata morta accoltellata.



Sulla richiesta dovrebbe aver pesato inoltre il pericolo di inquinamento delle prove, se non di fuga. Parolisi, infatti, avrebbe tenuto per gli inquirenti un comportamento ben strano. Il 19 aprile, il giorno dopo la scomparsa di Melania (che sarebbe stata ritrovata cadavere il 20), Salvatore avrebbe cancellato il suo profilo Facebook, dove interagiva con l'avatar "Vecio alpino". Successivamente si è sbarazzato del cellulare "dedicato" con cui comunicava con Ludovica P., la soldatessa con cui aveva una relazione extraconiugale.



Legali Parolisi chiedono ispezione su fuga di notizie. I legali di Salvatore Parolisi Valter Biscotti e Nicodemo Gentile «apprendono dalla stampa che la Procura della Repubblica di Ascoli avrebbe chiesto l'arresto» del loro assistito per l'omicidio della moglie Melania Rea. «Questa fuga di notizie - dichiarano - in un momento così delicato dell'inchiesta è la riprova della gravità inaudita di comportamenti cui noi difensori ci troviamo a dover fra fronte impotenti. Il linciaggio morale nei confronti di Salvatore non ha fine. Alla luce di questo chiedono pubblicamente un'ispezione degli organi competenti del Ministero per accertare la responsabilità di queste fughe di notizie, vere o false che siano».



Nel primo pomeriggio Parolisi, il caporalmaggiore dell’esercito, ha lasciato la caserma “Clementi” di Ascoli ed è ripartito per la Campania.
La partenza per questo week end era programmata, prima ancora che si sapesse della richiesta d’arresto da parte della Procura di Ascoli. Non si sa se raggiungerà Frattamaggiore, dove vive la famiglia, o Somma Vesuviana, dove abitano i genitori di Melania Rea e dove Parolisi ha lasciato la figlioletta Vittoria.
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