Melania, sospetti abusi in caserma Ascoli
la procura militare apre un'inchiesta

Salvatore Parolisi
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Sabato 6 Agosto 2011, 12:30 - Ultimo aggiornamento: 5 Settembre, 18:19
ROMA - Salvatore Parolisi, arrestato per l'omicidio della moglie Melania Rea, stato fin da subito spiato da alcuni amici, che ne hanno registrato le conversazioni per poi consegnarle agli inquirenti, con una palese violazione dei diritti difensivi minimi». E' quanto affermano in una dichiarazione congiunta i due difensori del caporalmaggiore, gli avvocati Nicodemo Gentile e Valter Biscotti, che ieri hanno depositato a Perugia l'istanza di revoca della misura cautelare del loro assistito, riservandosi di consegnare al Tribunale del Riesame dell'Aquila, cui la richiesta è indirizzata, una memoria difensiva di accompagnamento.



«Salvatore Parolisi - dicono gli avvocati - ha appreso con forte dispiacere e delusione che già a partire dai primi giorni della scomparsa di Melania, alcune delle persone che gli giravano intorno, fingendo vicinanza, lo spiavano e lo osservavano in tutti i movimenti, registrandone addirittura le parole, per poi, da investigatori aggiunti, consegnare in tempo reale il risultato delle loro attività agli inquirenti. Questa circostanza conferma il dato che Parolisi da subito è stato trattato come un indagato di fatto, un presunto colpevole in un'indagine con metodo sospettocentrico, con una palese violazione di quei diritti difensivi minimi, insopprimibili, che devono essere invece riconosciuti ad ogni persona e ad ogni indagato».



Procura militare convoca le soldatesse di Ascoli. Numerose reclute della caserma "Clementi" di Ascoli Piceno, sede del 235° Reggimento "Piceno", verranno presto convocate dal procuratore militare di Roma, Marco De Paolis, nell'ambito dell'inchiesta aperta sui fatti emersi dopo l'omicidio di Melania Rea: lo ha detto lo stesso procuratore, precisando che «non si tratta di un'inchiesta su Parolisi, ma su ciò che sarebbe avvenuto all'interno della caserma, sui rapporti tra superiori ed inferiori. Vogliamo approfondire alcune circostanze emerse finora per stabilire se sono raffigurabili reati». Uno su tutti, quello previsto dall'articolo 146 del codice penale militare di pace: «Minaccia a un inferiore per costringerlo a fare un atto contrario ai propri doveri», punito con la reclusione militare fino acinque anni.



La procura militare, in sostanza, vuole capire se da parte di uno o più istruttori siano state attuate minacce nei confronti delle reclute anche per indurle, nel caso specifico, ad intrattenere relazioni o avere rapporti di natura sessuale. De Paolis ha già acquisito nell'ambito dell'inchiesta numerosa documentazione, fatto sopralluoghi, sentito alcune persone, tra cui i vertici della caserma, ma l'indagine entrerà nel vivo nei prossimi giorni con l'ascolto di diverse soldatesse che hanno svolto il periodo di addestramento ad Ascoli Piceno e che dovranno riferire sul comportamento adottato nei loro confronti dagli istruttori. Il fascicolo processuale è, allo stato, senza indagati.
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