Melania, dna del marito sulla bocca
I legali di Parolisi: uccisa da una donna

Melania Rea
5 Minuti di Lettura
Sabato 16 Luglio 2011, 09:07 - Ultimo aggiornamento: 15 Agosto, 00:11
ROMA - Per i legali di Salvatore Parolisi la moglie Melania Rea stata uccisa da una donna. Ne sono convinti in quanto sotto l'unghia dell'anulare della mano sinistra è stato trovato del Dna femminile, secondo quanto emerge dalla perizia medico legale Adriano Tagliabracci. «Si chiede l'arresto di un uomo, ma gli accertamenti - dichiarano i difensori di Parolisi, Valter Biscotti e Nicodemo Gentile - lasciando intendere che l'omicidio è stato compiuto da una donna».



«Mi attengo alla secretazione della perizia, e rilevo che quella citata dai difensori di Salvatore Parolisi è una riga su 80 pagine, e che tutte le 80 pagine vanno in una direzione, contro Parolisi», commenta il legale della famiglia Rea, Mauro Gionni. «Un'ipotesi concorsuale - afferma Gionni - non cambia assolutamente il quadro accusatorio a carico di Parolisi».



Il nuovo giallo. Chi è tornato (o andato) al Bosco delle Casermette (Teramo) il 19 aprile, il giorno dopo l'omicidio di Melania, o addirittura il 20 aprile, quando è stato scoperto il cadavere, per infliggere con un punteruolo dei colpi post mortem al cadavere trafitto da una ventina di coltellate e infilzare una siringa nel seno della giovane donna in un tentativo di depistaggio?



Dalla perizia medico legale emerge che l'assassino, dopo averla uccisa, tornò sul luogo del delitto e per inquinare le prove la colpì di nuovo con un'altra arma, non una lama, comunque diversa da quella con lui l'aveva uccisa e di cui probabilmente si era già disfatto. Per far questo, scostò le mani che la povera donna aveva ancora riunite sul petto per difendersi dai colpi mortali e affondò l'arma sul cadavere.



Una delle risultanze dell'autopsia depositata nei giorni scorsi, il fatto cioè che la seconda serie di ferite inferte dopo la morte risalga a molto tempo dopo l'omicidio, forse a poche ore prima della telefonata anonima che segnalava la presenza della salma nella pineta di Ripe di Civitella, rilancia l'ipotesi che sulla scena del delitto ci sia stata un'altra persona.



Forse un complice di Parolisi, per il quale la Procura di Ascoli Piceno ha chiesto al gip una misura cautelare. Un'ipotesi ritenuta non infondata anche dai magistrati che indagano sulla morte della ventinovenne di Somma Vesuviana e che, sembra, sarebbe accennata nella richiesta di misura cautelare per Parolisi. Il militare aveva altre relazioni sentimentali, una - come è emerso nelle indagini sul delitto - con una soldatessa che era stata sua allieva. Impossibile che il caporalmaggiore dell'esercito sia tornato sul luogo del delitto dopo avere lanciato l'allarme sulla scomparsa della moglie e partecipato alle ricerche con decine di persone. «Da allora - secondo uno dei suoli legali - è stato sempre sotto l'occhio dei media».



Improbabile, anche se non impossibile, che lo abbia fatto nei due giorni seguenti, quando era circondato da parenti suoi e di Melania giunti dalla Campania. Il 19 aprile il militare si era recato in caserma, una notte l'aveva trascorsa a casa dell'amico Raffaele Paciolla, ma sembra che sia stata quella tra il 20 e il 21, quando ormai il corpo era già stato scoperto. Su questo punto, ovviamente, il suo legale ha un'idea precisa: Salvatore «non è mai tornato lì e non ci sono complici. In quel luogo è tornato l'assassino».



Dalla perizia del medico legale emerge intanto anche che Melania, prima che il suo assassino la aggredisse alle spalle, si era abbassata volontariamente i pantaloni, i collant e gli slip, e stava facendo probabilmente pipì. In caso contrario, gli indumenti risulterebbero stracciati. Melania non è stata minacciata, ipotizza l'anatomopatologo, perché non aveva tracce di pianto (il trucco era intatto). Il gocciolamento del sangue indica che la donna è stata aggredita quando ancora aveva i pantaloni abbassati.



I legali di Parolisi: tutto fa pensare a un killer femminile .«Nelle prime righe delle quasi cinque pagine di quesiti chiesti dai pm al medico legale - spiegano i legali di Parolisi - si chiede di verificare se ci sono altri Dna oltre a quelli di Salvatore e Melania: ebbene, la risposta a questo quesito è quasi mascherata in due righe nelle conclusioni del perito». «Occorre andare a spulciare i dati nelle oltre 80 pagine - seguitano Biscotto e Gentile - per scoprire che: Melania ha tentato di difendersi con le mani durante l'aggressione; sotto l'unghia di una mano è stato trovato del Dna di una donna; il Dna di Salvatore è stato trovato solo nella bocca di Melania come probabile conseguenza di un bacio».



Il medico legale è giunto però alla conclusione che le tracce del dna di Parolisi sulla bocca di Melania (in particolare sulle labbra e sulle gengive) sono state lasciate poco prima che la donna morisse. Se il contatto tra i due fosse avvenuto molto tempo prima, il movimento della lingua e della saliva della stessa donna le avrebbe infatti "cancellate". Dunque o con un bacio o con la mano per impedirle di urlare.



«Le ferite sono state provocate da due diverse armi (o oggetti) e in tempi diversi». «Questi dati, da soli, consentono - concludono - la rovina del castello accusatorio a senso unico contro Parolisi tralasciando altre piste. Noi chiediamo: chi è la donna che ha aggredito e probabilmente ucciso Melania?».



Dna di chi le ha strappato l'anello di fidanzamento.
Il rinvenimento di tracce di Dna femminile sotto l'unghia del «quarto dito sinistro» - come recita la perizia medico-legale, in pratica l'anulare - di Melania, richiama per associazione l'anello d'oro con un solitario che la donna indossava sembra proprio a quel dito, insieme alla fede nuziale, e che fu ritrovato accanto al corpo nel Bosco delle Casermette. Si tratta dell'anello di fidanzamento della donna, scoperto durante il secondo sopralluogo nella pineta del Teramano.



L'anello era a una certa distanza dal corpo, e le ipotesi circolate su questa circostanza erano che Melania se lo fosse tolto lanciandolo per sfregio contro il suo aggressore o che si fosse sfilato dal dito durante la colluttazione. I familiari della donna, peraltro, ospiti di alcune trasmissioni televisive, avevano ricordato che quell'anello le andava largo, perché negli ultimi tempi era dimagrita. Ora però, con il ritrovamento delle tracce di Dna femminile, potrebbe farsi strada l'ipotesi che l'anello le sia stato sfilato da una donna, forse, come sostengono i legali di Parolisi, la stessa assassina. Oppure, Parolisi ha avuto una complice, possibilità prefigurata anche dai colpi inferti post mortem sul cadavere di Melania. E comunque mentre Salvatore era impegnato con carabinieri, amici e volontari nelle ricerche della moglie.



Parolisi si trova oggi a Frattamaggiore, il comune del napoletano dove vivono i suoi genitori. Davanti all'abitazione della famiglia, in via Stanzione, c'era una folla di cronisti, troupe televisive e curiosi. Nella strada dove abita Parolisi il traffico è fortemente rallentato, con momenti di vero e proprio blocco a causa delle auto che si fermano per osservare il lavoro di cronisti, fotoreporter e cameramen. Parolisi però non ha voluto rilasciare dichiarazioni.



«Non c'è nulla da dire, vi preghiamo di rispettare la nostra privacy», si è limitato a dire un parente a chi gli chiedeva quale fosse il clima in casa Parolisi.



Parolisi è «in una condizione psicologica difficile» dopo la misura cautelare chiesta dalla procura al gip, «ma è sereno e, forte della consapevolezza della sua innocenza, è pronto ad affrontare qualunque cosa», ha detto uno dei suoi legali. «È con la sua bambina», ha aggiunto l'avvocato Biscotti.


© RIPRODUZIONE RISERVATA